Città, luoghi di interdipendenza. Da cui può nascere, crescere e sedimentarsi l'integrazione e il seme della convivenza. In quale direzione le città del Duemila costruiscono interdipendenza?

Se, lungo le sponde del Mediterraneo, interdipendenza significa anche immigrazione, qual è il ruolo delle istituzioni della politica, dell'economia, della cultura? Come cambia l'urbanistica delle città con il multiculturalismo? E i complessi scenari del lavoro? Quali scelte prioritarie attendono la società civile?

"Abbiamo posto al centro della riflessione - così Alfredo Cucciniello, responsabile del dipertimento Pace e stili di vita delle Acli - la città, che è l'incontro di tutte le domande della globalizzazione ma anche l'ambito dove è più facile costruire risposte e buone pratiche; è il luogo dove si armonizzano il globale ed il locale. Dalla città possono nascere il dialogo tra "diversi", la sfida dello sviluppo sostenibile, comportamenti virtuosi per salvaguardare l'ambiente". Dal 2004 le associazioni partner (Acli, Legambiente, Movimento oplitico per l'unità, Comunità di S. Egidio, Volontari nel mondo Focsiv, Regione Toscana) affrontano infatti l'interdipendenza come chiave di volta strategica, perché l'interdipendenza, oltre ad essere una lente attraverso cui guardare la realtà, è anche un valore multidimensionale.
"Ragionare sull'interdipendenza, come faremo a Firenze, attiene ad una sfida che riguarda la qualità delle relazioni. Le città del XXI secolo non possono ridursi a quelle che Bauman e altri definiscono 'discariche della globalizzazione'. Intolleranza, razzismo, sessismo, violenza: sono gli elementi di un imbarbarimento dei costumi sociali al quale non possiamo assistere passivamente".

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