Una fuga di plutonio e uranio radioattivi è avvenuta nella centrale di Aomori, dove i nipponici sperimentano il combustibile per una bomba atomica. I tecnici escludono pericolo per uomini o cose / L'esperto: «Non è un incidente lieve» Cernobyl: il convegno sul ventennale / IL MENSILE: figli della nube Una fuga di materiale nucleare radioattivo è avvenuta in Giappone in una centrale in costruzione a Rokkashomura nella provincia settentrionale di Aomori. Secondo l'Ente nazionale per il combustibile nucleare si tratta di una quarantina di litri di acqua contenente plutonio e uranio radioattivi. Il materiale, stando alla fonte, è rimasto confinato a una stanza chiusa e non vi sono stati pericoli per persone o cosa. Secondo la tv pubblica "Nhk" l'incidente è avvenuto ieri alle 03:40 locali (le 20:40 lunedì in Italia) durante un'operazione con braccia meccaniche all'interno di una stanza sigillata. La sua gravità è però rappresentata dal fatto che è avvenuta nell'impianto sperimentale di Aomori, il primo con il quale il Giappone potrebbe essere in grado di dotarsi del combustile per una bomba. Atteso da ben 13 anni, il definitivo via libera alla costruzione dell'impianto autofertilizzante era giunto soltanto all'inizio di aprile. E' dunque possibile che l'incidente, per quanto privo di conseguenze, riaccenda le polemiche su questo tipo di centrali. Il Giappone, unico paese finora vittima di bombardamenti nucleari, è particolarmente sensibile a queste polemiche, pur se il governo si attiene a una politica di totale rifiuto degli armamenti atomici. L'incidente è avvenuto inoltre in imminenza del ventesimo anniversario della catastrofe nucleare di Cernobyl, la città ucraina che il 28 aprile 1986 divenne un simbolo dei pericoli che possono essere connessi anche con lo sfruttamento pacifico dell'atomo. Greenpeace Giappone ha subito denunciato l'incidente chiamando in causa l'industria privata che sta costruendo l'impianto di Aomori e le misure di sicurezza che ha adottato, pur se la fuga è stata messa subito sotto controllo.

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