Ad Ambiente Lavoro Convention un seminario dedicato dall'INAIL a un rapporto ancora non pienamente "codificato" da parte del pensiero scientifico italiano e la cui analisi può rappresentare un territorio d'intervento importante nelle future strategie in materia di prevenzioneNegli Stati Uniti lo studio degli effetti dell'errore umano negli infortuni sul lavoro è oggetto di riflessione scientifica già dagli anni Settanta. In Italia, invece, per molti aspetti questo genere di analisi sta muovendo adesso dei primi, autentici passi "codificati". Per questo motivo il seminario organizzato dall'INAIL in occasione della 6° edizione di Ambiente Lavoro Convention a Modena - e moderato da Fabrizio Benedetti, di Contarp INAIL - ha rappresentato un momento di studio importante. Perché se è vero che il legislatore - a partire dal dlgs 626/94 e, ancora più, col Testo Unico (dlgs 81/08) - ha ormai maturato consapevolezza nei confronti dell'uomo come componente di un sistema produttivo complesso (e, in quanto tale, elemento di cui è necessario valutare l'affidabilità), l'ambito resta pur sempre, sotto diversi punti di vista, una sorta di nuova "frontiera" ancora da esplorare.Nel corso dei lavori è stato pienamente riconosciuto come l'interazione non corretta tra lavoratore e fonte di pericolo dovuta a errori "umani" - a diversi livelli di responsabilità - possa causare un rischio per la salute e la sicurezza e creare situazioni di stress lavoro-correlato. E il seminario ha, così, fatto il punto su alcune tra le soluzioni di prevenzione oggi allo studio - dai Sistemi di gestione della salute e sicurezza sul lavoro (Sgsl) alle metodologie incentrate sulla modifica dei comportamenti - che forniscono in tal senso degli strumenti operativi importanti. "Credo che esistano notevoli spazi di intervento nella gestione di questo rapporto e le strategie della prevenzione possono, e devono, intervenire sui comportamenti messi in atto dalle persone per eliminare quanto più tutti i fattori di rischio", afferma Benedetti. "Naturalmente questa consapevolezza è davvero funzionale solo se parte da un approccio davvero "di sistema", che valuti come il comportamento umano resti comunque condizionato dal sistema organizzativo in cui agisce. Per quanto, infatti, si possa intervenire su questo elemento, la sicurezza di macchine e impianti resta una dimensione imprescindibile. Il comportamento umano, quindi, è sicuramente importante, ma sempre se all'interno di un ambiente "sano", autenticamente attento alla prevenzione". Insomma: se ragionare sulle modalità di ricollocare questo contesto è "un passaggio obbligato" - e le rilevazioni INAIL registrano come il 40% degli infortuni sia legato a fattori comportamentali - la modalità deve essere quella di una dinamica in progressione. "Dobbiamo sempre ricordare come il tessuto economico italiano sia per molti aspetti ibrido e caratterizzato da non poche disomogeneità per quanto riguarda l'approccio alla prevenzione da parte delle aziende", conclude Benedetti. "Questo significa che è giusto e necessario cominciare a riflettere in modo forte su queste tematiche - cominciando, per esempio, anche a delineare dei sistemi di valutazione riguardanti lo stress lavoro-correlato - ma che il passaggio reale che porterà al mondo delle imprese delle regole di controllo in tal senso è appena agli inizi e che il ritmo di progressione dovrà, di necessità, procedere di conseguenza".