«Noi siamo convinti che il lavoro nobiliti l'uomo, e perciò ci sentiamo tutti chiamati a difendere il suo valore a servizio della persona, in qualunque luogo ci si trovi a operare, fin dentro le profondità della terra». Ai lavoratori cileni intrappolati da quasi due mesi nella miniera di San Josè giunge da Buenos Aires il messaggio di solidarietà delle Acli Internazionali. E' in corso oggi nella capitale l'incontro del Consiglio nazionale delle Acli argentine con la delegazione italiana guidata dal presidente nazionale Andrea Olivero, in vista del prossimo congresso della Fai (Federazione Acli Internazionali). La lettera verrà consegnata ai minatori dal presidente delle Acli del Cile Paolo Castellani.

«Il vostro dramma è la nostra memoria storica» scrivono le Acli, che ricordano l'epopea dei tanti italiani che al termine della seconda guerra mondiale «emigrarono in Belgio, in Francia, in Germania e ovunque in Europa e nel mondo, molti dei quali hanno svolto il vostro stesso lavoro di minatori».

«Il crollo che vi tiene intrappolati - si legge nel messaggio -, oltre che motivo di apprensione, ci interpella e ci sprona per una condivisione con tutti i lavoratori, e ci domanda di continuare a operare per un lavoro che salvaguardi la sicurezza e la salute di chi opera in situazioni rischiose. Crediamo che la difesa della vita non possa mai passare in secondo piano e su questa linea ci sentiamo direttamente coinvolti». Le Acli richiamano l'attenzione sull'imminente Giornata mondiale del lavoro dignitoso, in programma per il prossimo giovedì 7 ottobre, il cui slogan quest'anno in America Latina recita così: "Trabajo decente para vivir dignamente".

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