Vienna. 172 regioni e 4500 autorità locali europee, di cui 15 regioni e oltre 1300 comuni italiani. Sono i numeri del popolo anti-ogm che ieri, rappresentati da delegazioni, hanno sfilato per le strade della capitale austriaca in occasione della conferenza europea sulla coesistenza degli ogm con le colture biologiche e tradizionali. Tra i 10.000 manifestanti anche Legambiente che, come spiega il suo direttore generale Francesco Ferrante, chiede «una moratoria per le coltivazioni transgeniche in Europa, vista la mancanza di una normativa, chiara e rigorosa, che possa impedire la contaminazione tra le diverse colture». Durante la manifestazione Legambiente e Friends of the Earth Europe hanno distribuito un documento sul diritto di scegliere, coltivare e mangiare cibo ogm-free (www.gmofree-europe.org). «A Vienna - continua Ferrante - si stanno incontrando gli esperti della Commissione europea, dei governi nazionali, delle regioni, delle organizzazioni agricole e dell'industria biotech per dibattere come regolamentare la coesistenza. Ma il disegno della Commissione è chiaro: non c'è la volontà di pianificare una normativa comunitaria al contrario di quanto hanno chiesto in molti. Le ragioni dei manifestanti sono infatti state accolte dalla presidenza austriaca, così come ha confermato il ministro dell'ambiente e agricoltura, Proll. Il governo italiano si schieri al suo fianco per garantire il diritto degli europei a un'agricoltura di qualità che oggi rappresenta un patrimonio inestimabile». Con 153 prodotti a marchio Dop e Igp e 353 Doc e Docg l'Italia è oggi al primo posto in Europa per produzioni tipiche (sono 4.100 i prodotti agroalimentari tradizionali), ed è anche il primo paese per le produzioni biologiche con ben 1.162.212 ettari, pari al 7% della superficie agricola coltivata. In futuro dunque l'Italia potrebbe diventare la nazione simbolo della biodiversità nel mondo, «così come l'Europa - aggiunge il direttore di Legambiente - se ci sarà la volontà di aumentare il numero di produzioni tipiche riconosciute a livello europeo e spiegare lo stretto legame tra esistenza di prodotti tipici, sopravvivenza animale e mantenimento della biodiversità». Va applicato il principio di precauzione. È questo il messaggio che lancia la Coldiretti: «per evitare di produrre danni irreparabili all'ambiente e alla salute dei cittadini - dice in una nota l'associazione - in attesa di risultati scientifici univoci bisogna essere fermi nel rispetto del principio di precauzione».

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