La barbarica uccisione del sindaco di Pollica (fraz. di Acciaroli) merita, da parte di tutti noi, non solo un'accorata, dolorosa partecipazione, ma anche alcune riflessioni sulla deriva di illegalità e di violenza della quale il nostro Paese sembra ormai essere preda.

Angelo Vassallo, il sindaco della ridente località marina salernitana, è morto a causa di una colpa imperdonabile: aveva lottato contro l'illegalità, contro le speculazioni, aveva difeso la sua terra, aveva impedito il saccheggio della principale, se non unica, risorsa di cui il suo paese natale dispone, e cioè la bellezza dei suoi paesaggi, la serena integrità del suo territorio, la civile convivenza della sua gente.

I vandali che fanno scempio di questi beni rischiano poco o nulla. Gli eroi che li difendono, invece, in questo nostro capovolto Paese, rischiano tutto, perfino la vita.

La morte del coraggioso sindaco di Pollica può, anzi deve, accendere una luce rossa nelle nostre coscienze. Molto deve essere fatto, da tutti noi, per impedire che orrori del genere abbiano a ripetersi.

Deve innanzitutto nascere e svilupparsi una nuova coscienza civile, in assenza della quale gli eroi sono destinati a rimanere soli e indifesi. Deve essere condotta senza tregua la lotta non solo alla criminalità organizzata, ma anche agli abusi quotidiani, piccoli o grandi che siano: la legalità è tale solo se il muro che essa oppone è impenetrabile. Mille piccoli abusi aprono irrimediabilmente la porta alle grandi, inarrestabili e dilaganti illegalità.

Occorre anche una riflessione sull'attuale legislazione urbanistica, che, mediante una sorta di scaricabarile fra Stato e Regioni, e fra Regioni e Comuni, ha affidato ai sindaci, in nome di una malintesa sussidiarietà, la responsabilità pressoché esclusiva nella gestione di beni che spesso sono troppo importanti, troppo onerosi, perché un sindaco-eroe li possa, in determinati contesti , difendere senza rischiare la vita.

Al contrario, tali beni non dovrebbero essere abbandonati alla piena disponibilità di sindaci poco propensi al rispetto della legalità.

Nel bene o nel male, insomma, i poteri sovracomunali non dovrebbero lasciare soli i sindaci. Se questi ultimi, infatti, deviano dalla retta via, non è giusto lasciarli soli, rinunciando a una forte e ben organizzata tutela di beni preziosi, appartenenti all'intera collettività. Non è ugualmente giusto lasciarli soli quando, invece, operano positivamente per il bene comune, soprattutto quando si espongono in prima linea, e in territori a rischio,  nelle battaglie contro l'illegalità.

Facciamo in modo, almeno, che il sindaco di Pollica non sia morto invano

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