ROMA - Un parco giochi per sperimentare sulla propria pelle come si vive con una disabilità. L'idea, che dovrebbe vedere la luce nel 2013 in Svizzera, sta però già facendo molto discutere. C'è, infatti, chi pensa che il progetto Paradrom (questo il nome scelto) potrebbe aiutare a sensibilizzare la popolazione sulle difficoltà quotidiane di una persona disabile. E chi, sul fronte opposto, teme che si scada nel ridicolo o nella ghettizzazione.
In particolare sono state le associazioni di disabili svizzere, le prime a stigmatizzare l'iniziativa come uno "zoo dove la gente, pagando un biglietto, la domenica andrà a sperimentare il brivido dell'handicap". Un'idea condivisa anche dai rappresentanti dei disabili di casa nostra. "L'idea di fondo è lodevole", commenta Bruno Schmucki, portavoce di Procap, organizzazione elvetica alla quale aderiscono 20mila persone, "ma non si può sensibilizzare la gente facendola stare per un'ora su una sedia a rotelle. Un buon progetto è quello che integra le persone invalide nella società, e sarebbe stato meglio investire i 22 milioni di franchi per realizzare rampe d'accesso agli autobus, ai treni o ai teatri". Dello stesso parere 'Pro Infirmis', la più grande organizzazione svizzera dedicata all'handicap. "Il Paradrom non offre una visione moderna della disabilità", sostiene il portavoce Mark Zumbuhl, "e non possiamo accettare o promuovere un luogo dove la gente andrà la domenica così come va allo zoo o a un museo dei trasporti".
Il Parco, che sarà realizzato grazie a una raccolta fondi, potrà accogliere l'arrivo di 30mila persone l'anno per una media di tre ore di permanenza a visita. Il progetto, unico in Europa, prevede percorsi in carrozzina o al buio, gimkane fra tavoli, sedie e mobili disposti in modo da alternarne la percezione, e giochi da fare con i movimenti del corpo bloccato. Insomma, un vero e proprio 'simulatore di disabilità'. Costo totale: 22 milioni di franchi svizzeri. "L'idea è di sensibilizzare i visitatori sul disagio vissuto dalle persone con handicap", spiega dalle pagine della "Tribune de Geneve", Pius Segmuller, consigliere nazionale democratico-cristiano e promotore del progetto, che rispetto alle polemiche, continua a sottolineare come si tratti in realtà di un malinteso. "Non vogliamo realizzare un parco di divertimento nel senso stretto del termine e non abbiamo intenzione di ridicolizzare nessuno", si giustifica. E aggiunge "queste associazioni pensano che stiamo chiedendo loro dei soldi, ma ciò è falso. Noi vogliamo solo collaborare con loro e illustrare la nostra idea". Un incontro con le associazioni è infatti stato programmato entro il mese di settembre.(fonte: Inail)