In Pakistan è in atto una delle più gravi crisi umanitarie degli ultimi decenni, una sorta di "tsunami al rallentatore" innescato da inondazioni senza precedenti, che nell'arco dell'ultimo mese hanno progressivamente colpito circa un quinto dell'intero paese, ossia un territorio paragonabile alla superficie di Belgio, Austria e Svizzera.
Le persone colpite dalle piogge monsoniche sono passate dai 3,2 milioni della fine di luglio a oltre 18 milioni attuali, con più di 1 milione di persone rimaste sfollate nelle sole ultime 48 ore.
Le vittime finora accertate sono 1.600, ma si teme che, una volta che le acque si ritireranno, il bilancio risulterà molto più grave.
«Una vera emergenza per l'infanzia» dichiara il Presidente dell'UNICEF Italia, Vincenzo Spadafora «Allo stato attuale risultano colpiti dall'emergenza 3 milioni di donne e 9 milioni di bambini - i bambini sono circa il 50% della popolazione alluvionata - tra cui 3,5 milioni di bambini a rischio di malattie mortali veicolate da acqua contaminata.
Donne e bambini hanno disperatamente bisogno d'acqua e cibo, di vestiti e ripari d'emergenza, di protezione, assistenza medica e vaccinazioni d'emergenza. Oltre 2 milioni di bambini non saranno in grado di iniziare l'anno scolastico, dal momento che 10.000 scuole risultano danneggiate o distrutte e 6.700 accolgono più di 1,6 milioni di alluvionati.»
L'UNICEF si sta fortemente mobilitando grazie anche al lavoro del suo staff sul campo.
Il totale dei fondi necessari per il piano trimestrale di risposta dell'UNICEF all'emergenza - stimato a fine luglio in 47,3 milioni di dollari, quando le persone colpite risultavano 3,2 milioni - ammonta ora a 141 milioni di dollari, risorse di cui l'UNICEF ha immediato bisogno, per poter rispondere alle necessità immediate di donne e bambini