L'episodio dello stupro collettivo su 179 donne e ragazze nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo (RDC) ci obbliga a lanciare un appello per fermare subito l'uso della violenza sessuale come arma di guerra.
Gravi violazioni dei diritti umani, come lo stupro e la violenza sessuale, sono diventate ormai endemiche in Congo.
L'UNICEF è a conoscenza che, soltanto nel 2009, circa 18.000 vittime di violenze sessuali in Congo hanno cercato assistenza. Di queste, 11.855 hanno avuto bisogno di cure mediche d'urgenza. È altamente probabile che assai più numerose siano le violenze non denunciate.
Le sofferenze inflitte dallo stupro vanno ben oltre il momento dell'aggressione. Molte superstiti portano cicatrici fisiche e psicologiche per il resto della loro vita. E la violenza sessuale ha anche un profondo impatto sulle famiglie, sulla comunità e sulla società, rafforzando una cultura della violenza.
La violenza sessuale è un crimine internazionale e tutti i responsabili devono essere ritenuti pienamente perseguibili. L'impunità di questi crimini non può essere tollerata.
Il Segretario generale dell'ONU Ban Ki-Moon ha chiesto al suo Rappresentante speciale per la violenza sessuale nei conflitti di seguire da vicino i terribili episodi avvenuti nella Repubblica Democratica del Congo e di organizzare una risposta coordinata, che includa l'indispensabile sostegno e le cure per le ragazze e le donne che ne sono state colpite.
L'UNICEF sostiene questo impegno ed è a disposizione per fare tutto quanto in suo potere.