"Alcune forze governative hanno agito, volutamente o all'insaputa, per facilitare gli attacchi nei confronti della popolazione di etnia uzbeca durante le violenze dello scorso giugno nel sud del Kirghizistan". Lo denuncia un recente rapporto di Human Rights Watch che riporta inoltre che le forze dell'ordine locali "hanno mancato di dare adeguata protezione alla comunità uzbeka". "Esistono molte testimonianze - afferma Human Rights Watch - secondo le quali persone in divisa mimetica assalirono uzbeki o rimossero con veicoli blindati improvvisati posti di blocco a protezione dei quartieri a maggioranza ukbeka". Il rapporto dell'autorevole associazione statunitense per la tutela dei diritti umani nel mondo costituisce la prima indagine indipendente sugli scontri che spinsero centinaia di migliaia di profughi a tentare di trovare rifugio nel vicino Uzbekistan.
Anche le investigazione governative sui fatti di violenza fra le comunità kirghiza e uzbeka che hanno riportato centinaia di morti e migliaia di feriti sono state "contrassegnate da abusi" - denuncia Human Rights Watch. Finora le autorità non hanno fornito il dettaglio per etnia delle vittime, ma il rapporto afferma che "gli uzbeki hanno sofferto in misura sproporzionata", con interi quartieri distrutti dalle fiamme e dai saccheggi. Human Rights Watch chiede un'inchiesta ufficiale sull'utilizzo di veicoli militari per le azioni contro gli uzbeki. "Indagini nazionali e internazionali devono stabilire quel che le forze di governo hanno fatto e se le autorità hanno fatto quanto in loro potere per proteggere i cittadini" - ha affermato Ole Solvang, uno degli autori del rapporto. "E' essenziale sia per la giustizia sia per rispondere a eventuali nuove violenze" (il video di HRW).
Secondo Human Rights Watch gli uzbeki vengono tuttora trattenuti illegamente e sono maltrattati dalle forze di sicurezza nel quadro dell'indagine interna per stabilire i responsabili delle violenze. L'associazione afferma di avere informazioni di torture su almeno 60 prigionieri, uno dei quali è morto a causa delle ferite riportare in carcere. Nelle prossime settimana una delegazione di consulenti di polizia sotto gli auspici dell'Osce verrà inviata in Kirghizistan per partecipare alle operazioni di peacekeeping nel sud del paese. Il Kirghizistan, un'ex repubblica sovietica collocata strategicamente in Asia centrale e sede di una base militare statunitense e di una russa, è tuttora teatro di tensioni in vista delle elezioni di ottobre, dopo la rivolta che ad aprile ha condotto alla deposizione dell'ex presidente Kurmanbek Bakiev. Il rapporto si basa sulle testimonianze di più di 200 tra testimoni e vittime appartenenti sia alla comunità kirghiza e uzbeka oltre ad avvocati, attivisti per la tutela dei diritti umani, ufficiali governativi e personale delle forze dell'ordine.
Intanto, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati - UNHCR in un comunicato emesso ieri afferma che "la situazione nel Kyrgyzstan meridionale resta ancora tesa". L'UNHCR, come agenzia principale incaricata della protezione e del monitoraggio dell'accesso della popolazione sfollata ai diritti fondamentali e ai servizi, ha lavorato in collaborazione con le autorità per una pronta registrazione e per la restituzione dei documenti personali d'identità persi o andati distrutti. "Senza questi documenti la popolazione si trova ad affrontare grandi difficoltà nell'accedere ai servizi e nell'esercitare i propri diritti sociali, economici e politici" - riporta la nota dell'agenzia Onu.
L'UNHCR già lo scorso mese aveva chiesto alle autorità locali e centrali del Kirghizistan di adoperarsi per il ritorno a casa di circa 75mila sfollati interni, che sono stati costretti a fuggire a causa dei violenti scontri. L'UNCHR ha dato il suo supporto al governo del Kyrgyzstan per l'organizzazione di team mobili per visitare le aree più colpite e restituire i documenti d'identità. I partner locali dell'UNHCR danno inoltre consulenza e informazioni pratiche alle comunità di sfollati e forniscono servizi di consulenza personali sulle questioni legati alla documentazione.
Con l'avvicinarsi dell'inverno fra pochi mesi si stima molti dei circa 75mila gli sfollati possano rimanere senza un riparo. Per questo l'UNHCR e i suoi partner stanno lottando contro il tempo per costruire nel Kyrgyzstan meridionale ulteriori ripari per le famiglie di sfollati le cui abitazioni sono state distrutte dalla violenza, dagli incendi e dai saccheggi dello scorso giugno. "Alcuni di loro stanno trovando alloggio nelle tende dell'UNHCR che l'agenzia ha consegnato come parte della sua risposta umanitaria alla crisi dei movimenti forzati di popolazione. Altri sono ospitati dalle famiglie, da amici o vicini".
Il monitoraggio sistematico e gli interventi dei partner dell'UNHCR sono iniziati pochi giorni dopo le prime esplosioni di violenza. Sono stati organizzati call-center gratuiti per la consulenza e servizi di informazione per permettere alle comunità colpite di riferire le loro esperienze e di ottenere consulenza su come poter esercitare i propri diritti e dove poter accedere ai servizi. L'UNHCR sottolinea "l'impegno del governo di non forzare il trasferimento delle comunità sfollate e di rispettare la proprietà privata", ma afferma che "il governo deve ancora pubblicare i suoi piani di ricostruzione riguardanti le aree del Kyrgyzstan meridionale colpite dalla violenza e dalla distruzione dello scorso giugno. [GB]