Parte in Italia la mobilitazione delle organizzazioni non profit per il Pakistan in ginocchio. "Agire", il network per le emergenze di cui fanno parte 11 ong, ha lanciato una campagna e una raccolta fondi per dare soccorso alle 20 milioni di persone colpite dalle alluvioni. Una catastrofe immensa, quella che ha colpito il Paese asiatico, «il più grande disastro mai visto» ha detto il segretario dell'Onu Ban Ki-moon. Eppure secondo le ong in Italia non c'è stata attenzione mediatica, e la solidarietà non è scattata.
Anche la mobilitazione di "Agire" è partita con ritardo, riconosce il direttore del network Marco Bertotto: «In queste settimane non abbiamo visto spazi concreti nei media per lanciare una campagna di comunicazione. In Italia i giornali e i TG si sono limitati a coprire la notizia. Non c'è stata proporzione fra l'entità della catastrofe e l'attenzione che ha ricevuto nel nostro Paese».
Dello stesso parere è Giangi Milesi, presidente del Cesvi, una delle cinque ong del network di Agire presenti in Pakistan e già attive nei soccorsi (le altre sono Intersos, Vis, Save the children e Action Aid International): «I mass media hanno parlato delle inondazioni da un punto di vista meteorologico, dei cambiamenti climatici. O dei turisti italiani eventualmente coinvolti. Non c'è sul campo un solo inviato dall'Italia per raccontarci le sofferenze di milioni di persone».
«Abbiamo ragionato sull'opportunità o meno di lanciare un appello, perché l'attenzione dei media è uno dei requisiti perché la comunicazione sia efficace» afferma Bertotto. «Poi di fronte all'entità della catastrofe abbiamo deciso che non potevamo più aspettare». Nella fase di lancio della campagna Agire ha inviato una lettera ai direttori dei tg, delle reti televisive e delle testate giornalistiche. «Di solito le campagne di sensibilizzazione per le emergenze sfruttano l'onda mediatica, questa vogliamo provare a sollevarla noi, chiedendo un'agenda emergenze meno distratta dalle beghe domestiche e più rispondente alla realtà internazionale» afferma Bertotto.
L'emergenza in Pakistan ha trovato un'Italia meno solidale rispetto agli altri Paesi europei. In un solo giorno, il 18 agosto, la Catena della solidarietà svizzera ha raccolto più di 13 milioni di Franchi, mentre in Inghilterra il network non profit DEC (Disasters Emergency Committee) ha già raccolto 12 milioni di Sterline.
Le ong italiane attive in Pakistan stanno portando i soccorsi con fondi propri: «I nostri sostenitori ci hanno finora donato più di 15 mila euro, che aggiunti ai 150 mila ricevuti dai nostri partner tedeschi ci hanno consentito di avviare la distribuzione di acqua, farina, fagioli, sale e zucchero in aree non ancora raggiunte dai soccorsi» afferma Milesi.
Per quanto riguarda i governi, finora hanno stanziato aiuti gli USA, 76 milioni di dollari, l'Unione Europea, 70milioni, l'Arabia Saudita, 105 milioni di dollari.
E l'Italia? Sul sito del ministero degli Affari esteri si legge che finora è stato stanziato poco più di un milione di euro (per l'esattezza 1,33) di aiuti diretti, oltre a due contributi sul canale multilaterale alla Federazione Internazionale di Croce Rossa e Mezza Luna Rossa (400.000 euro) per sostenere le attività di assistenza in favore di circa 25.000 famiglie e un contributo (600.000 euro) in favore del World Food Programme per l'assistenza alimentare d'emergenza.
E' in previsione un intervento di aiuto bilaterale nei confronti del governo del Pakistan per un milione e mezzo di euro, e secondo fonti non governative, il ministero starebbe per stanziare un milione di euro attraverso l'Unicef e l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
«Ci risulta che i fondi destinati all'emergenza dal governo italiano ammontino in totale a circa 6 milioni di euro» afferma il direttore di Agire.