Sono ormai passati tre anni dalla apertura della "Città dell'Altra Economia" a Testaccio e alla fine del prossimo mese di settembre scadranno i termini previsti nel bando per i contratti di affitto con il Comune di Roma delle oltre venti organizzazioni impegnate da tre anni nella sperimentazione di concrete iniziative di economia alternativa e solidale.
Dalle informazioni disponibili, scarse in verità, sembra che il Comune voglia lanciare nuovi bandi per inserire negli spazi del Foro Boario altri organismi, senza tener conto quindi né del bando tuttora attivo, che prevedeva la possibilità di opzione del passaggio della gestione al Consorzio (appositamente nato), né del lavoro e dell'impegno profuso in tutto questo tempo per far conoscere alla cittadinanza la qualità delle esperienze in corso e delle proposte di stili di vita innovativi e più rispettosi dell'ambiente e della salute umana.Riuso e riciclo, energie rinnovabili, agricoltura e cucina biologica, turismo responsabile, commercio equo e solidale, finanza etica, software libero gli argomenti per i quali la Città dell'Altra Economia è ormai diventata una vetrina "concentrata" per valori e messaggi sociali da ritrovare poi in modo diffuso in tutta la città ed è oggi anche fonte di occupazione lavorativa per molte persone.
Il 29 settembre del 2007 questi 3.500 mq di progetto-laboratorio all'interno dell'ex Mattatoio di Testaccio venivano inaugurati e aperti al pubblico a Roma. La "Città dell'Altra Economia" è il frutto di un progetto costruito negli anni, in stretta collaborazione con il Comune di Roma, dal Tavolo dell'Altra Economia che raccoglie cooperative e associazioni che lavorano a vario titolo sui temi di Altra Economia, oggi riconosciuta e disciplinata anche da un Legge della Regione Lazio.
Mentre si moltiplicano in Italia ad esempio i Distretti di economia solidale, i Gruppi di acquisto solidale, il ricorso a forme di risparmio anche locali per una finanza più etica, le attività di recupero anche artistico dei rifiuti visti come risorsa, a Roma in controtendenza si rischia invece (o si vuole?) di far scomparire la prima grande esperienza europea alla quale molte altre città avevano iniziato a guardare come un esempio di estremo interesse.Sono ormai oltre quindici anni che in Italia le proposte di consumo critico e responsabile, componente essenziale dell'economia solidale, sono state elaborate e diffuse tra gli abitanti e anche Testaccio, con la sua "Città dell'Altra Economia", ha sicuramente contribuito a renderle visibili e a disposizione dei romani, che hanno risposto con crescente interesse.
Citiamo come esempio per tutti le giornate della conosciuta e frequentata iniziativa "Altradomenica e Biomercato" o i corsi di economia solidale e ambientale organizzati dal Consorzio.Il progetto complessivo, elaborato a partire dal 2004, richiede sicuramente ancora molti anni per ottenere una diffusione significativa dei nuovi consumi e permettere la elaborazione di una pluralità di modelli di alimentazione e di attenzione all'ambiente adeguati alle diverse esigenze dei municipi e delle aree periferiche.Non avendo ricevuto ad oggi risposte il Consorzio di imprese e associazioni si trova nella condizione di dover lanciare un preoccupato allarme e una richiesta di colloquio.
LA PREOCCUPAZIONE:
questa sperimentazione in corso in un luogo pubblico e a fruizione gratuita da parte dei cittadini non può sicuramente essere interrotta bruscamente senza tener più conto dei bisogni essenziali e delle esigenze minime della popolazione romana che intende sperimentare o solo conoscere canali che si discostano da quelli dell'economia tradizionale
LA RICHIESTA: riteniamo essenziale e imprescindibile, a questo punto, ascoltare il parere del Sindaco Alemanno sul futuro di questo luogo visto che né dall'Assessorato competente né dal Dipartimento sono arrivate risposte alle richieste di incontro che da mesi il Consorzio lancia nel vuotoLa Città dell'Altra Economia chiede anche a quanti hanno saputo apprezzare il lavoro fin qui svolto di manifestare il loro sostegno nelle maniere più efficaci.Allo scopo è allo studio una assemblea cittadina sui temi e sui valori dell'Altra Economia e una mobilitazione a settembre a difesa sia di questi valori sia dei lavoratori che in questi tre anni hanno dato il loro contributo professionale e appassionato allo sviluppo del progetto e del luogo.
Un esempio per tutti: a causa dell'assenza di risposte politiche e tecniche da parte del Comune e non potendo investire e operare ulteriormente, come ogni azienda, in un quadro di assoluta incertezza sul futuro, il 30 giugno scorso la bottega del comm ercio equo e solidale e la cooperativa che era nata per gestirla sono state costrette a chiudere la loro attività e il ristorante il 31 luglio ha operato per ora la stessa drammatica scelta.
"L'ultima speranza - dichiara Riccardo Troisi Presidente del Consorzio - sembra ormai risiedere unicamente in un ultimo lampo di buonsenso e di buona amministrazione che pensiamo ormai solo il Sindaco Alemanno possa tornare ad assicurare".