Il Governo pakistano ha appena confermato le dimensioni della crisi umanitaria causata dalle alluvioni, di gran lunga superiori a quelle del terremoto di magnitudo 7.8 che nel 2005 ha provocato decine di migliaia di morti. 14 milioni, infatti, le persone colpite dalle alluvioni, tra cui 6 milioni di bambini. Nel 2005, le persone colpite dal sisma furono 3.2 milioni.
La superficie danneggiata dalle violente ondate è pari a 132,000 kmq, contro i 30,000 kmq devastati dal terremoto di 5 anni fa. 650,000 case distrutte secondo le stime ufficiali, e danni alle infrastrutture e ai trasporti per miliardi di dollari.
Numeri che evidenziano una situazione tragica cui Save the Children, la più grande organizzazione internazionale indipendente che lavora per migliorare concretamente la vita dei bambini in Italia e nel mondo, sta cercando di dare risposta con ogni mezzo: da un importante obiettivo di raccolta fondi di 15 milioni di dollari per il programma di emergenza, agli interventi che hanno finora raggiunto quasi 14.000 persone in 9 giorni, nonostante la rete di trasporti distrutta e le pesanti piogge che non accennano interruzioni.
Sono milioni i bambini che rischiano la vita per il dilagarsi di una serie di patologie e per la minaccia incombente dei fenomeni di malnutrizione, indotti dalla grave crisi alimentare. I principali problemi di salute che stanno affliggendo i minori in Pakistan, rilevati dal team di Save the Children, riguardano infezioni acute del tratto respiratorio, fenomeni di diarrea acuta provocati dalle acque non potabili, scabbia, infezioni agli occhi e alla pelle.
Il team emergenze di Save the Children, che include medici, psicologi e paramedici è riuscito ad attraversare il fiume Indo raggiungendo a dorso di mulo numerosissimi bambini e donne in pericolo a Batgram.
Si tratta dei primissimi soccorsi pervenuti nell'area, un successo nonostante le continue piogge e l'innalzamento dei livelli del fiume. Save the Children sta inoltre provvedendo già da giorni alla fornitura di servizi sanitari, cibo e rifugi temporanei nei distretti più colpiti dalle alluvioni: Swat, DI Khan, Rajanpur e Buner.
"Save the Children sta compiendo ogni possibile sforzo, attraverso ogni mezzo, per raggiungere quanto prima le migliaia di bambini che si trovano in condizioni di emergenza e pericolo" afferma Valerio Neri, Direttore Generale Save the Children per l'Italia "ma abbiamo bisogno dell'aiuto di tutti perché la situazione è molto più grave di quanto potessimo pensare i primi giorni. Abbiamo pertanto lanciato un appello di raccolta fondi per riuscire in tempi brevissimi ad aumentare la nostra capacità di aiuto attraverso lo stanziamento di 15 milioni di dollari".
La carenza di cibo e l'impennata dei prezzi alimentari si aggiungono alle già preoccupanti condizioni di miseria. I prezzi degli alimenti essenziali sono saliti alle stelle nell'ultima settimana a causa dell'interruzione delle forniture e degli ingenti danni ai raccolti. Ciò si traduce nella totale scomparsa dal mercato del cibo di base come farina, zucchero, patate, olio, frutta, cipolle, ormai disponibili soltanto al doppio del loro prezzo.
"La sfida più difficile cui siamo chiamati è assicurare scorte alimentari e ripristinare le reti di trasporto, per accelerare la consegna degli aiuti, di cui la popolazione pakistana, e soprattutto i bambini, hanno disperatamente bisogno" afferma Mohammed Qazilbash, portavoce di Save the Children in Pakistan".
La testimonianza di BakhashHussain Bakhash vive nel villaggio di Kacha Kot Mithon, nel Sud Punjab. Ha 65 anni, ha perso ogni suo avere e adesso vive a cielo aperto senza alcun rifugio. Ha perso ogni speranza.
"Ci eravamo seduti su un grande ammasso di terra, augurandoci che lo straripamento non arrivasse fin lì. All'improvviso abbiamo visto il livello dell'acqua crescere irrefrenabilmente, quindi ho deciso di portare la mia famiglia e gli animali in un posto più sicuro. Non ebbi la possibilità di mettere in salvo gli altri nostri beni. Le alluvioni hanno spazzato via tutto il nostro cibo, i vestiti, gli utensili e qualsiasi altra cosa ci fosse in casa. Insieme alla mia famiglia, ho camminato per 5 ore per raggiungere la stazione di Kot Mithon, che si trova in un punto più alto. Per 3 giorni non abbiamo mangiato, e non abbiamo alcun vestito se non quelli che portiamo addosso, costantemente bagnati per le continue piogge".
Mentre racconta la sua storia, gli occhi di Bakhash sono colmi di lacrime. Seduto a terra, con il cielo di pioggia come unico tetto, aspetta un miracolo che restituisca a lui e alla sua famiglia una vita normale.