L'UNICEF prosegue l'azione umanitaria nel paese asiatico sconvolto dalle violenze del giugno scorso, ma ha ricevuto solo il 40% dei fondi richiesti, indispensabili per affrontare il rigido inverno
La situazione politica nel Kirghizistan meridionale si è finalmente pacificata, ma non si può dire altrettanto per la vita dei bambini.
Ora che le loro storie svaniscono dalle prime pagine, il rischio è che cada nel dimenticatoio anche la questione della loro sicurezza.
Non possiamo permettere che questo accada per i centomila bambini sfollati a causa delle violenze di giugno. Non possiamo lasciare che 400.000 bambini che devono tornare a scuola a settembre trovino ancora le loro scuole lesionate o distrutte.
Al momento l'UNICEF ha visto finanziato circa il 40% dell'appello umanitario per i bambini del Kirghizistan, che ammonta complessivamente a 11,8 milioni di dollari (pari a circa 9 milioni di euro).
Tramite un ponte aereo con la sua base logistica a Copenaghen, l'UNICEF ha finora distribuito nell'area 200 tonnellate di aiuti, garantito acqua potabile e servizi igienici alle famiglie sfollate e assicurati beni di prima necessità alle strutture sanitarie locali.
Ma presto arriverà l'inverno, e i bambini del Kirghizistan avranno un disperato bisogno di aiuti adeguati per affrontarlo. Se non ci muoviamo adesso, la rigida stagione invernale tipica di questa parte dell'Asia centrale si tradurrà in nuove sofferenze per l'infanzia, già messa a dura prova dai traumi subiti e dai problemi sanitari.
L'UNICEF e le organizzazioni partner hanno installato diversi "spazi a misura di bambino", ambienti protetti dove i più piccoli possono sentirsi al sicuro e incontrare operatrici sociali in grado di fornire un primo sostegno psicologico. Negli "spazi" vengono inoltre prestate cure mediche di base.
Oltre all'assistenza umanitaria e alle attività di recupero, l'UNICEF si sta impegnando per ripristinare la fiducia tra le comunità protagoniste degli scontri di giugno, Kirghizi e Uzbeki.
Si sono già formati gruppi di cittadini appartenenti a diverse nazionalità per organizzare gli aiuti e la gestione dei centri per sfollati. Il loro esempio può essere un modello per una più vasta azione di riconciliazione.
Dobbiamo prendere le iniziative necessarie per proteggere i bambini del Kirghizistan. Il tempo di agire è ora: se vi riusciremo, avremo non soltanto salvato le vite di molti bambini, ma contribuito anche a promuovere la pace nella regione