L'Italia è il primo Paese al mondo ad adottare i bambini colombiani, ma sono fermi al palo gli investimenti del Ministero Affari Esteri nei progetti di cooperazione internazionale a favore dell'infanzia abbandonata in Colombia.

L'adozione internazionale sembra l'unico intervento che il nostro Governo sia intenzionato a sostenere.

Quasi 3mila bambini colombiani adottati dalle famiglie italiane negli ultimi dieci anni, tuttavia al primato nelle adozioni internazionali non corrisponde un risultato altrettanto positivo nella promozione di progetti di cooperazione destinati all'infanzia in difficoltà familiare. Il risultato è che oggi sono 100mila i bambini che vivono negli istituti pubblici o privati del Paese (dati dell'Instituto Colombiano Bienestar Familiar).

Il Ministero degli Affari Esteri tuttavia non considera la Colombia uno dei Paesi prioritari per promuovere interventi di cooperazione e ha respinto il finanziamento di progetti per l'infanzia in difficoltà familiare.

Chiudendo i rubinetti ai progetti finanziati dal MAE in Colombia, l'Italia non rispetta il principio di sussidiarietà dell'adozione internazionale stabilito dalla Convenzione de L'Aja del 1993 - ratificata sia dall'Italia che dalla Colombia - in base al quale i governi devono impegnarsi a promuovere progetti per garantire al minore di vivere in famiglia attraverso il rientro nella famiglia d'origine e, dove non è possibile, diventare figlio con l'adozione nazionale o internazionale.

In questo contesto una domanda vorremo porre al Ministro Frattini: é lecito promuovere l'adozione internazionale dei bambini colombiani senza avere il supporto di interventi di cooperazione finalizzati a garantire l'accoglienza familiare nel loro Paese di origine e, solo come ultima possibilità, l'adozione internazionale?

Una contraddizione che sembrerebbe non avere una spiegazione. E sulla quale il Ministro Frattini dovrebbe riflettere prima di considerare la Colombia un Paese di serie B per la cooperazione internazionale.

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