L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) condanna i rimpatri forzati di cittadini rwandesi avvenuti questa settimana dall'Uganda. Mercoledì 14 la polizia ugandese ha radunato e espulso circa 1.700 persone dai campi profughi di Nakivale e Kyaka, nel sud-ovest dell'Uganda. 

Nel campo di Nakivale, i richiedenti asilo rwandesi sono stati radunati con il pretesto di informarli sull'esito delle loro domande di asilo. L'intervento della polizia a colpi di arma da fuoco ha gettato nel panico i rwandesi, che sono stati caricati con la forza su dei camion e portati in Rwanda dove sono arrivati alle 2 di questa mattina.
 
Nel campo di Kyala, le operazioni di distribuzione di aiuti alimentari presso un magazzino del WFP ha fornito il pretesto per radunare i richiedenti asilo. Una volta all'interno del magazzino il gruppo è stato circondato da uomini armati e polizia. Chi non è riuscito a scappare è stato caricato su dei camion. A molti non è stato concesso di portare con se le proprie cose.
 
Queste operazioni hanno causato la morte di due uomini saltati giù dai camion in corsa verso il Rwanda. I bambini sono stati separati dai loro genitori. 25 persone che non facevano parte del gruppo dei deportati sono rimaste ferite, alcuni dai colpi inferti dalla polizia. Fra i feriti anche sei donne incinte che sono state trasportate in ospedale per essere curate e poi rilasciate. L'UNHCR sta incontrando i feriti e cercando di rintracciare coloro che sono stati separati dalle famiglie durante la deportazione.
 
Sebbene l'UNHCR fosse al corrente di una disputa fra i due paesi per rimpatriare i richiedenti asilo che non avessero ottenuto lo status, pur tuttavia non erano giunte all'Agenzia informazioni riguardanti i tempi e la natura di questa operazione. Lo staff dell'UNHCR che era presente nei campi al momento dell'operazione è stato allontanato.   
 
Nonostante l'operazione di rimpatrio fosse destinata esclusivamente a richiedenti asilo non riconosciuti, l'UNHCR ha ricevuto conferma che nel gruppo erano presenti anche dei rifugiati. A Kyaka, ad esempio, una donna ha riferito che i suoi due bambini sono stati deportati sebbene lei e tutta la sua famiglia fossero stati riconosciuti come rifugiati. L'UNHCR sta cercando di raccogliere informazioni per verificare se nel gruppo dei deportati vi fossero anche rifugiati di altre nazionalità.
 
Resta quindi alta la preoccupazione per nuovi rimpatri forzati dopo che alcuni rifugiati hanno riferito di aver ricevuto minacce dalla polizia su un loro possibile ritorno a Navikale e Kyaka per rimpatriare tutti quelli che erano riusciti a scappare.
 
I rifugiati o richiedenti asilo le cui domande non siano state vagliate adeguatamente e nella loro interezza possono rimpatriare solo volontariamente ed in condizioni di dignità e sicurezza. Appena ricevutane notizia, l'UNHCR ha lanciato un appello alle autorità ugandesi affinché interrompessero le operazioni di rimpatrio forzato ribadendo che sono operazioni contrarie ai principi stabiliti dalla legge e dal diritto internazionale sui rifugiati. Sempre secondo l'UNHCR, chiunque abbia diritto alla protezione internazionale deve poter rimanere in Uganda.
 
Dall'inizio di quest'anno 3.320 rwandesi hanno chiesto asilo in Uganda. Negli ultimi 6 mesi sono state rifiutate il 98% delle domande. L'UNHCR teme che le domande possano essere esaminate in maniera non corretta e continuerà a manifestare questa preoccupazione alle autorità rwandesi.
 
Le persone rimpatriate forzatamente in Rwanda sarebbero state portate nel centro di transito di Rukomo, nella provincia di Byumba. Il centro di transito, che è rimasto inutilizzato per un anno, può ospitare 500 persone al massimo. Non c'è acqua e mancano giacigli adeguati. Le persone rimpatriate sono quindi costrette a dormire all'aperto senza cibo né acqua potabile. L'UNHCR ha richiesto di poter avere accesso a queste persone.


Partner della formazione

ConfiniOnline fa rete! Attraverso la collaborazione con numerosi enti profit e non profit siamo in grado di rivolgere servizi di qualità a costi sostenibili, garantendo ampia visibilità a chi supporta le nostre attività. Vuoi entrare anche tu a far parte del gruppo?

Richiedi informazioni