E' il parere del Comitato per l'Islam italiano, presieduto questa mattina al Viminale dal ministro dell'Interno Maroni L'uso in luogo pubblico di indumenti che coprono interamente il volto e rendono la persona irriconoscibile (quali il burqa e il niqab) deve rimanere vietato per ragioni di pubblica sicurezza, né presunte interpretazioni religiose costituiscono 'giustificati motivi' per eludere tali esigenze di ordine pubblico.
E' questo il parere predisposto questa mattina dal Comitato per l'Islam italiano, presieduto al Viminale dal ministro dell'Interno Roberto Maroni, sulle proposte di legge pendenti. Il Comitato, intervenendo dal punto di vista dei rapporti con l'Islam, ha chiarito che quello del burqa e del niqab non è un obbligo religioso che derivi dal Corano, né è riconosciuto come tale dalla grande maggioranza delle scuole giuridiche islamiche.
La materia va dunque «deconfessionalizzata» e il Comitato ha suggerito che le leggi evitino ogni specifico riferimento all'Islam e a questioni che attengano al velo o alla condizione della donna musulmana, ribadendo che la riconoscibilità delle persone deve essere garantita.

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