Domenica 18 luglio si aprirà nella capitale austriaca "Aids 2010" con oltre 20mila delegati da tutto il globo. La Conferenza mondiale sull'Aids, che ha cadenza biennale, torna quindi in Europa (l'ultima volta fu a Barcellona nel 2002) e non si tratta di una scelta casuale.

Il tema di quest'anno sarà "Rights here, right now" (gioco di parole traducibile con "Diritti qui e ora"), il focus sarà quindi sui diritti umani. Anche questa scelta non è casuale, nell'anno della scadenza indicata (e non rispettata) per il programma di Accesso universale ai trattamenti, obiettivo che la comunità internazionale, in particolare l'Italia e gli altri Paesi del G8, si è prefissato per contrastare la pandemia. E qui non possiamo non ricordare anche la grande assenza italiana, nonostante le promesse del nostro governo, degli ultimi due anni di contributi al Global Fund per la lotta all'Hiv/Aids.

Vienna è porta verso l'Est Europa e l'Asia Centrale, regioni in cui si registra l'aumento di infezioni da Hiv dovuto soprattutto all'uso iniettivo di droghe. "Aids 2010" ha già prodotto un documento ufficiale, la Dichiarazione di Vienna, che sancisce il fallimento della "war on drugs" e la necessità di avviare politiche sulle sostanze basate sull'evidenza scientifica: la repressione non favorisce l'emersione dei comportamenti a rischio, diventando piuttosto motore del propagarsi dell'infezione. La Dichiarazione di Vienna è stata emessa peraltro negli stessi giorni in cui Ban Ki-moon poneva a capo dell'Unodc, l'Ufficio delle Nazioni Unite sul crimine e le droghe, che ha sede proprio a Vienna, Yuri Fedotov, non senza polemiche. Fedotov proviene dalla Russia, stato membro dell'Onu noto per l'assenza di efficaci pratiche di prevenzione e cura per l'uso di droghe nella popolazione (che ha raggiunto livelli endemici) e per le politiche repressive.
Il testo (tradotto in italiano) della Dichiarazione di Vienna si può leggere nel sito www.lila.it.

La discriminazione delle persone sieropositive resta una questione fondamentale. Anche in Europa, dove ancora 16 paesi (66 nel mondo) applicano restrizioni in ingresso, come recentemente denunciato anche dalla Lega italiana per la lotta contro l'Aids. Solo un esempio per indicare quanta strada ci sia ancora da fare, a ben trent'anni dalla scoperta del virus Hiv, per garantire i diritti umani delle persone sieropositive, che includono il diritto alle cure e alla prevenzione.

La presidente della Lila Alessandra Cerioli sarà a Vienna per seguire i lavori della conferenza. Report quotidiani verranno pubblicati nel sito della Lila, aggiornamenti continui verranno postati nel Twitter di Lila_Onlus.

Il sito della XVIII Conferenza mondiale sull'Aids di Vienna: www.aids2010.org

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