Il presidente dell'INAIL Sartori: "Un dramma che, nel suo complesso, coinvolge soprattutto i giovani, perché un terzo degli infortunati in questo contesto ha tra i 18 e i 29 anni". I dati sono stati presentati nel corso del recente convegno organizzato con Aias. La formazione come risorsa prima di contrasto
MILANO - Non in fabbrica o nei cantieri. Il 52% delle morti sul lavoro si verifica in strada. Sul percorso che da casa porta in ufficio o in officina, oltre che nei cantieri stradali, perde la vita un lavoratore su due.
E' quanto emerge dai dati dell'INAIL, diffusi a Milano in occasione della recente mostra-convegno organizzata da Aias (Associazione professionale italiana ambiente e sicurezza) e INAIL: nel 2008 - ultimi dati ufficiali disponibili - su 1.120 infortuni mortali registrati, oltre la metà sono stati causati da incidenti su strade e autostrade italiane. E se 355 persone hanno perso la vita mentre svolgevano le loro mansioni lavorative, 276 sono rimasti vittime di incidenti.
Le strade restano dunque il killer numero 1 dei lavoratori, nonostante la leggera flessione registrata nel primo semestre del 2009. "Il numero degli incidenti legati al lavoro sulle strade è invece pari a circa il 17% del totale degli infortuni segnalati all'Inail nel primo semestre del 2009", aggiunge Marco Fabio Sartori, presidente-commissario straordinario dell'INAIL, "e anche se i dati ci dicono che gli infortuni per incidenti stradali sono diminuiti del 6% e i decessi del 15%, la strada rimane causa di oltre la metà delle morti bianche".
Una carneficina, avverte, "che nel suo complesso coinvolge soprattutto i giovani, perché un terzo degli infortunati sulle nostre strade ha tra i 18 e i 29 anni". E secondo i professionisti della sicurezza riuniti a Milano, sono i cantieri le aree più a rischio per chi lavora sulle strade: gli automobilisti, nonostante i cartelli 'Men at work', continuano a sfrecciare a velocità folli sulle corsie, spesso ridotte in numero e ristrette in larghezza a causa dei lavori in corso.
Non succede raramente dal momento che solo sulle autostrade vengono attivati ogni anno 40 mila cantieri, che impiegano mediamente oltre 30 persone al giorno. Come aumentare la sicurezza? "La formazione è un requisito essenziale", riflette Giancarlo Bianchi, presidente Aias, "perché la sicurezza è prima di tutto un atteggiamento e una questione di cultura, che deve entrare nei comportamenti dei cittadini dall'infanzia alla terza età e deve essere impartita nelle scuole e nelle università".
La viabilità modificata, la segnaletica provvisoria, unite alla velocità e alla scarsa visibilità dei cantieri nelle ore notturne, sono le cause principali degli infortuni stradali. "Riteniamo che bisognerebbe da un lato sensibilizzare di più gli automobilisti, dall'altro una possibile soluzione potrebbe essere creare apposite unità di tecnici e personale di polizia per monitorare la circolazione attorno ai cantieri, sulla scia dell'esperienza francese.
Un altro settore su cui attivare miglioramenti importanti è la segnaletica stradale". Un argomento su cui INAIL ha avviato un progetto con Assosegnaletica, associazione che riunisce i produttori di segnaletica stradale in Italia. "Stiamo sperimentando nuove soluzioni per contrastare la diffusa irregolarità della cantieristica stradale, che ancora pesa soprattutto su alcune tipologie di lavoratori, come gli addetti ai cantieri stradali e gli autisti", conferma Sartori.
"Noi abbiamo il compito di valutare caso per caso gli interventi realizzati dalle aziende nei loro piani operativi, ai fini di un'eventuale riduzione del premio assicurativo per gli infortuni sul lavoro".