Dopo la clamorosa sconfitta contro la Slovacchia, l'Italia fa l'ennesimo scivolone in un campo ben più delicato di quello calcistico: quello dei diritti dei minori. Sono passati più di venti giorni dalla data in cui il Governo italiano avrebbe dovuto ratificare la Convenzione de L'Aja del 1996 sulle misure per la protezione dei minori: unico strumento per favorire la cooperazione tra Stati nella creazione di procedure comuni per la tutela dei minori in difficoltà familiare.
La Convenzione si applica a quasi tutti i provvedimenti che riguardano i minori: affidamento internazionale, kafala e altra forme di tutela genitoriale (ad esclusione dell'adozione internazionale, già regolamentata dalla Convenzione de L'Aja del 1993). Tale strumento potrebbe quindi dare un valido contributo agli strumenti di protezione dei minori in situazioni che trascendono le frontiere dell'Unione Europea e, ove approvata da tutti i Paesi membri, contribuirebbe a creare uno spazio giudiziario comune basato sul riconoscimento dei provvedimenti in materia di infanzia.
Si tratta di una Convenzione che infatti intende far dialogare l'autorità giudiziaria competente in materia di infanzia del Paese di origine del minore con le autorità dello Stato in cui il minore avrà la residenza. Un importante strumento quindi per far collaborare tra loro gli stati nell'interesse dei diritti dei minori.
Eppure l'Italia non solo non ha rispettato il termine di ratifica imposto dal Consiglio d'Europa (6 giugno 2010), ma ha anche ricevuto sollecitazioni dalle istituzioni europee per attivare gli strumenti per prendere le misure necessarie per ratificarne il testo.
A fronte di un simile disinteresse nei confronti dei diritti dei minori, Ai.Bi. sta studiando iniziative di sensibilizzazione e lobby per far sì che il Governo italiano mantenga gli impegni presi e ratifichi la Convenzione de l'Aja. Per Ai.Bi, che da oltre vent'anni lotta contro l'emergenza dell'abbandono minorile, è impensabile che l'Italia si disinteressi della condizione di migliaia di minori in difficoltà, lasciando che rimangano in una "terra di nessuno".