È arrivato il tempo di mettere radicalmente in discussione il modello di sviluppo basato sul dogma della crescita e del mercato? Per Francuccio Gesualdi, allievo di Don Milani e fondatore del Centro nuovo modello di sviluppo, la risposta è sì. "Nel fuoco della crisi dobbiamo ripensare un modello economico alternativo, che metta in discussione lo sviluppo basato sul dogma della crescita e del mercato. Oltre alla crisi finanziaria dobbiamo pensare alla vera tragedia del nostro tempo: la crisi ambientale. L'efficienza tecnologica non basta, dobbiamo ridurre i nostri consumi e le nostre produzioni". Scettico Andrea Ichino, professore di Economia Politica all'Università di Bologna. "Mercato, finanza e globalizzazione non sono responsabili della crisi. Per l'ambiente non possiamo imporre delle scelte agli individui: la soluzione è piuttosto un sistema di incentivi economici per sollecitare le persone ad agire per la collettività".

Un botta e risposta serrato tra due mondi diversi. L'economia ortodossa incontra l'economia alternativa, che lotta per una rivisitazione dei paradigmi finanziari in uno degli incontri più partecipati del Festival dell'Economia organizzato da Trentino Arcobaleno.

Francuccio Gesualdi: "Sono convinto che questa crisi sia stata voluta; altroché imprevista. I nostri problemi sono davvero gravi. Ma la crisi finanziaria, che ha tenuto banco nelle cronache quotidiane, non è l'unica tragedia del presente". Infatti, per Gesualdi, il vero problema che piega la società è la crisi ambientale. "Siamo di fronte a un'emergenza ben più preoccupante - ha spiegato -. La scarsità delle risorse come acqua, petrolio e terra, o l'accumulo di agenti inquinanti come Co2 e rifiuti solidi urbani dovrebbero allarmarci". Stando così le cose, per Gesualdi va elaborata una soluzione nell'immediato. "Dobbiamo pensare che le innovazioni tecnologiche non bastano per risolvere i nostri problemi - ha detto. Piuttosto dobbiamo iniziare da subito a ridurre i nostri consumi e la nostra produzione".

La nuova economia per l'allievo di don Milani è ben delineata: aggira gli assiomi dell'economia ortodossa - come mercato e crescita - in favore di una nuova filosofia di sviluppo. "Sono tre gli obiettivi dell'altra economia - ha precisato -: ridurre consumi e produzione; garantire piena occupazione e soddisfare i bisogni di ogni individuo. Perché sono stanco di vivere in un mondo in cui a pagare la crisi siano sempre i più deboli". Con il solito carisma che lo contraddistingue, Gesualdi s'è rivolto a Ichino (simbolo dell'ortodossia economica): "Vorrei sapere se gli economisti concordano sulla necessità di pensare immediatamente un nuovo modello di sviluppo che vada oltre ai concetti di crescita e mercato".

"Risponderò facendo un passo indietro - ha esordito Ichino. Voglio argomentare la palese contrapposizione tra le cause che hanno scatenato la crisi economica per arrivare, forse, ad una sintonia sulla terapia". A muso duro, Ichino ha spulciato le ragioni del suo interlocutore presentando posizioni diametralmente opposte nei confronti dello sviluppo. "Innanzitutto: mercato, globalizzazione e finanza non sono i responsabili della crisi economica - ha spiegato. Il vero problema sta nella mancanza di consapevolezza sui costi individuali e i benefici collettivi". In altre parole, per il docente, il problema sta nelle scelte dei singoli, poco attenti alle ricadute sulla collettività.

"Il mercato è un bene. Il problema sorge con i fallimenti". Dunque, qual'è la ricetta dell'economia accademica per lenire i problemi ambientali? "L'economia classica propone di cambiare gli incentivi economici in modo tale che gli individui agiscano correttamente per la collettività, non possiamo imporre nessuna diminuzione dei consumi o della produzione" ha detto. In concreto, il sistema proposto da Ichino poggia su una rete d'indirizzi governativi che accompagnino i soggetti nel rispetto dell'ambiente, senza vincolare eccessivamente la libertà del singolo. "Ad esempio si può tassare l'utilizzo dell'automobile, dell'acqua o degli agenti inquinanti - ha spiegato. In questo modo ognuno ha facoltà di decidere, se pur indirizzato sulla strada corretta".

Due posizioni in contrapposizione, ben moderate da Francesco Terreri di Microfinanza e l'Adige, che rappresentano diverse correnti di pensiero attorno al concetto di sviluppo. "Non possiamo pensare il mondo senza mercato e finanza" ha tuonato Ichino. "Un futuro senza finanza e speculazioni monetarie? Certo che sì, i mercati non possono essere i guardiani delle democrazie" ha replicato Gesualdi. Un'ultima questione ha diviso i relatori: la globalizzazione del mercato. "Per un'economia davvero sostenibile dobbiamo privilegiare i mercati locali" - ha detto Gesualdi. "Questa è autarchia - ha replicato Ichino. La globalizzazione degli scambi c'è sempre stata e caratterizza lo sviluppo".

Il botta e risposta che ha animato l'incontro s'è chiuso comunque con un auspicio: "E' dal confronto con gli accademici che può nascere un vero dialogo costruttivo per ripensare un'altra economia" - ha detto Gesualdi che per l'occasione ha vestito la maglia di Unimondo con la scritta 13,5 mld ? x 131 F35 - JSF?! (13,5 miliardi di euro per 131 bombardieri). Una provocazione all'economia ortodossa che a fronte della povertà crescente riesce a fare spese folli.

Fabio Pipinato

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