TERRA FUTURA, mostra convegno dellebuone pratiche di sostenibilità
Firenze, Fortezza da Basso, dal 28 al30 maggio 2010 (settima edizione).
"Le comunità sostenibili eresponsabili. Laboratori di futuro".
LORETTA NAPOLEONI: "L'Europaincapace di vera solidarietà nei momenti di crisi. È la nostrademocrazia ad essere fallita, non solo l'economia". "In Italiatroppo facile ottimismo".
UGO BIGGERI/BANCA ETICA: "No al greenwashing di tante aziende.
La responsabilità sociale entri nellearee della produzione e del commercio».
Firenze, 28 maggio 2010 - È il temadelle economie responsabili ad aprire la settima edizione di TerraFutura, la mostra convegno internazionale delle buone pratiche disostenibilità, alla Fortezza da Basso fino a domenica 30 maggio. Inuno scenario di crisi mondiale è necessario ricostruire economiesane e responsabili. E per farlo si deve partire dal basso, guardarealle esperienze e ai nuovi modelli nati sui territori locali. È lastrada che da tempo indicano i promotori di Terra Futura, Fondazioneculturale Responsabilità Etica Onlus per il sistema Banca Etica,Regione Toscana e Adescoop-Agenzia dell'Economia Sociale, insiemeai partner Acli, Arci, Caritas Italiana, Cisl, Fiera delle UtopieConcrete e Legambiente. E lo ribadiscono ancora una volta.
Ugo Biggeri, presidente di BancaPopolare Etica, aprendo i lavori di questa prima giornata ha detto:«Oggi il tema della responsabilità d'impresa non riguardasoltanto le multinazionali per cui la condizione è molto critica, maanche le piccole imprese. Un segnale positivo è che in tante oggi siinterrogano in merito alla responsabilità sociale d'impresa e alleconseguenze ambientali e sociali di comportamenti irresponsabili einsostenibili. Ma di fatto è un momento particolare rispetto aquesti temi: quando il referente della responsabilità socialed'impresa in un'azienda coincide con l'ufficio comunicazione ol'ufficio marketing è evidente che siamo di fronte a unacontraddizione. Questo si chiama green washing non responsabilitàsociale, e piega al marketing senza sostanza un bisogno sentito ormaida molti cittadini. La responsabilità sociale deve entrare piuttostonelle aree gestionali della produzione e del commercio».
Deciso l'intervento di LorettaNapoleoni, economista, che ha evidenziato come oggi manchi lasolidarietà, "elemento portante dell'economia". «E mancaanche nell'Unione Europea - ha insistito -. Il Dubai ha dato unagrande lezione in tal senso: solo sette mesi fa aveva un debitopubblico 35 mila miliardi che non riusciva a pagare, ma è stato peròsubito garantito e ristrutturato dall'emirato di Abu Dhabi. Adessoil Dubai è pronto a ritornare nel mercato internazionale deicapitali. Questo è un sintomo dell'invecchiamento della nostrademocrazia, che è da riformare. Noi rischiamo di perdere l'Euro el'Europa per appena 9 mila miliardi di euro di debito. Nel 2008avremmo dovuto capire che era necessario iniziare a pagare i debiti equantomeno a ristrutturarli in solidarietà con l'Unione Europea.Invece nessuno Stato è disposto ad aiutare gli altri: tutticoncentrati nei propri interessi. E intanto si rischia lo sfasciocome nel caso della Grecia. Bisogna muoversi subito, invece ipolitici europei si limitano a presentare politiche austere che difatto danneggiano la ripresa nel lungo periodo».«L'economia ècomplessa e serve tempo - ha concluso -, ma noi non ne abbiamo. Iopersonalmente sono pessimista, mentre in Italia si è eccessivamenteottimisti. È necessario essere realisti».
E rispetto alle difficoltà pesanti incui versano da ormai due anni tante imprese, la Napoleoni hacommentato: «Il Governo sembra non potere dare aiuto, tendepiuttosto a ridurre la spesa pubblica per soddisfare il mercato». Ei nuovi modelli economici, quelli che si muovono su percorsi disostenibilità e di responsabilità? «Il sistema di solidarietà, labanca etica, le cooperative, le imprese etiche potrebberosopravvivere meglio delle altre perché hanno una rete di supporto,ma in questa rete ci sono poche imprese. Se avessimo sviluppato unarete regionale più fitta e solida dal 2008, con l'aiuto delGoverno, la situazione sarebbe migliore. Il movimento solidale edetico sa reggersi da solo e far fronte a momenti di grandedifficoltà. Ma da solo non può fare miracoli».
«Non credo troppo nella responsabilitàd'impresa - ha obiettato Susan George, presidente onorario diAttac Francia e membro della presidenza del Transnational Institute-. La questione prioritaria è piuttosto il pagamento delle tasse:questa è la prima forma di responsabilità da chiedere - ha aggiunto-. Le imprese transnazionali fanno falsi bilanci per non pagarequello che devono. La responsabilità sociale, poi, da sola nonbasta: è un intero sistema da convertire verso l'economia verde.E ancora le imprese devono essere responsabili insieme, capaci disocial trade, come quelle 1500 imprese di Porto Alegre, in Brasile,che hanno saputo far rete e sono reciprocamente fornitori eacquirenti».
È la Rete brasiliana di economiasolidale "Solidarius", Euclides Andrè Mance, della Rete: «Lafinalità dell'economia è garantire i mezzi per il buen vivir,ossia il benessere delle persone, non è fare profitto: significaprodurre, accumulare e ridistribuire valori per promuovere libertà.Se hai fame, non esisti per il mercato perché non hai denaro o nonhai qualcosa da scambiare?. Questo spiega la crisi disovrapproduzione a fronte del miliardo e 20 milioni di persone chesoffrono la fame. Produrre e distribuire è il percorso dell'economiasolidale. Occorre fare rete tra organizzazioni di economia solidaleper riorganizzare i flussi economici perché se non ci sono datori dilavoro né c'è sfruttamento il valore economico rimane accumulato,bisogna riorganizzare un?economia produttiva delle filiereproduttive da parte delle economie solidale. Due assi sonofondamentali: l'espansione dell'economia solidale per riaggregaregli esclusi che non vogliono vivere nell'economia egemonica el'equilibrio ecologico, perché la produzione dei mezzi chesoddisfano il "ben vivere" va coniugata con il rispetto perl'ecosistema».
Infine Laura Pennacchi, economista edirettrice della scuola per la buona politica "Vivere lademocrazia, costruire la sfera pubblica", ha concluso: «Penso chela cosa più importante su cui interrogarci nella nuova fase dellacrisi in corso, che drammaticamente causa disoccupazione, sia nontanto la questione del come e del perché la finanza sia diventata ilbene comune a cui gli Stati hanno dedicato tante risorse, perchéquesto era inevitabile per salvare il mondo dal collasso. Il puntoinvece è che dopo aver fatto questo intervento pubblico gli Statiora dovrebbero creare crescita per affrontare la disoccupazione e perelevare il benessere generale (il nuovo bene comune). L'interventopubblico dovrebbe ora avere obiettivi di crescita, di qualità, marinnovando modelli di consumo, stili di vita e responsabilitàcollettiva».