Anche l'Italia si unisce al club degli europei pro-austerity. E il ministro dell'Economia Giulio Tremonti è rimasto fedele ai suoi principi. Questa mattina, in un intervento al forum dell'Ocse in cui ha illustrato le linee della manovra italiana, il ministro ha chiarito ancora una volta che il Paese ha fatto una scelta precisa: salvaguardare i livelli di stato sociale e operare forti riduzioni di spesa dei governi centrale, regionale e locale.

Per commentare la finanziaria di Tremonti Panorama.it ha parlato con un altro fiscalista, Paolo Duranti, responsabile di Mondolavoro oltre che autore del libro ?Agevolazioni alle imprese' per Spirali. Per valutare in maniera obiettiva la manovra approvata dal consiglio dei ministri bisogna dividerla in due parti: quella relativa ai tagli alla spesa pubblica e quella che contiene le misure per rilanciare crescita e sviluppo. Come spiega Paolo Duranti, 'se dal punto di vista dei tagli l'Italia è stata brava ad allinearsi alle scelte fatte da molti altri Paesi europei, per quel che riguarda le misure per lo sviluppo la manovra di Tremonti è insufficiente. I tagli sono senza dubbio molto positivi', continua il fiscalista, ?anche perché, per la prima volta, il Governo ha deciso di non adottare i classici tagli lineari, più penalizzanti perché indifferenziati, ma di responsalizzare i singoli ministri in maniera da evitare che le misure restrittive colpiscano settori utili per il sistema'.

Dal punto di vista dello sviluppo, invece, il governo avrebbe dovuto fare di più. 'Francia e Germania hanno dato il via libera a manovre finanziarie molto più generose della nostra (24 miliardi in due anni per Roma a fronte degli 80 e 100 in cinque/sei anni per Berlino e Parigi), e si sono anche preoccupate di inserire progetti di ampio respiro in grado, nel medio periodo, di stimolare la crescita', continua Duranti. ?L'Italia ha bosogno di riforme strutturali. I tagli, da soli, non bastano a far recuperare competitività al Paese. Il tessuto produttivo italiano è composto per l'80% da piccole e medie imprese che oggi stanno soffrendo. Sul fronte del credito il governo si è mosso bene, ma con la finanziaria avrebbe dovuto dare più spazio allo sviluppo. E' vero, sono state concesse agevolazioni alle nuove aziende, ma in un momento di crisi come quello che stiamo attraversando finanziare nuove aziende può essere pericoloso'.

Opinione senza dubbio condivisibile: i tagli decisi dal governo, anche se necessari, non faranno che indebolire ulteriormente i consumi. E sarebbe stato più utile concentrarsi nell'immediato sugli aiuti alle piccole e medie imprese che oggi sono in difficoltà piuttosto che destinare risorse a quelle che devono ancora nascere.

Come fare, quindi, per aiutare l'industria italiana a recuperare competitività? Per Duranti la strada è una sola: rafforzare i distretti e le reti di impresa. ?Gli imprenditori devono cercare di aggregarsi, processo che non comporta necessariamente una fusione ma anche una più semplice collaborazione in una sola fase della filiera, come il magazzino, il trasporto o l'amministrazione. Chi lo ha fatto ha dimostrato che l'aggregazione paga. E per fortuna', conclude il fiscalista', anche la manovra di Tremonti parla di aggregazione. Ma con una norma che non presenta dettagli relativi alle modalità e ai contenuti di attuazione della stessa'. Ecco perché c'è da sperare, per il bene del sistema Italia, che questa postilla venga resa operativa in tempi brevi.

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