Con la cassa integrazione e la mobilità vengono meno le disposizioni di assunzione di persone svantaggiate. L'analisi dell'Isfol in attesa della V Relazione al Parlamento sull'applicazione della legge 68

ROMA - Cassa integrazione e mobilità uguale meno posti di lavoro per i cittadini disabili. A meno di due mesi dalla V Relazione al Parlamento sullo stato di applicazione della legge 68/99 che sarà basata su dati 2008/2009, l'Isfol teme che cassa integrazione e mobilità in aumento possano incidere sulla base di computo per il calcolo dei posti riservati ai disabili nelle aziende pubbliche e private.
In attesa dei nuovi dati, l'agenzia Redattore sociale si è chiesta, così, cosa sta accadendo sul fronte dell'occupazione dei lavoratori disabili. "In che modo una crisi finanziaria, nonché occupazionale, a livello globale, può garantire l'occupabilità delle persone disabili?", si chiede Franco De Riu, responsabile dell'area Sistemi del Lavoro dell'Isfol che, come avviene ogni due anni, entro il 30 giugno prossimo presenterà al Parlamento lo stato di attuazione della legge 68/99 sul collocamento mirato delle persone con disabilità.
"La crisi contrae i mercati, dunque l'occupazione in generale", continua De Riu. "Lo svantaggio, benché la legge 68 garantisca su alcuni obblighi, è accentuato per una persona disabile. Chi chiede oggi di entrare nel mercato del lavoro lo fa in una situazione di crisi reale. A ciò si aggiunga il forte rischio di esclusione che grava già sui cassintegrati e la tendenza a recuperare quanto si sta perdendo". "Proprio in riferimento alla cassa integrazione e alla mobilità le aziende vedono sospesi gli obblighi di assunzione nelle quote di riserva", commenta De Riu.
"Questo presumibilmente concorrerà a una contrazione degli inserimenti lavorativi per i soggetti cosiddetti svantaggiati, nonostante il ministero del Lavoro abbia tentato una manovra con le agenzie private anche attraverso incentivi alle assunzioni a seconda del tipo di contatto: più o meno in relazione al tempo determinato o indeterminato". In merito al riparto del Fondo nazionale, "prima della firma del protocollo sul Welfare nel dicembre 2007, era prevista la riduzione degli oneri contributivi per le aziende che assumevano attraverso l'istituto della convenzione (ai sensi dell'art.11 della legge 68/99)", continua De Riu.
"Oggi, invece, il Fondo è un incentivo alle imprese che assumono. Vediamo se funziona: è in fase di attuazione. Un eventuale incremento delle convenzioni - come già evidenziato nell'ultima Relazione al parlamento - significherebbe infatti anche un miglioramento nella qualità degli inserimenti lavorativi per le persone disabili. Le convenzioni, infatti, non solo aiutano l'incontro fra domanda e offerta di lavoro, ma prevedono anche forme di accompagno e sostegno all'inserimento stesso sia nei confronti del disabile sia nei confronti dell'azienda. Facilita tutti e sarebbe un bene se i dati rilevati fossero positivi su questo".
Questo punto, dunque, resta ancora tutto da verificare. "Vedremo cosa emergerà dai dati, che peraltro vanno ancora aggregati, puliti e letti", dice ancora il responsabile dell'area Sistemi del Lavoro dell'Isfol. "Non mi aspetto dati in aumento sul totale delle assunzioni, ma una normalizzazione delle liste sì. Oggi presso gli uffici di collocamento si iscrivono nelle liste speciali solo quei disabili che intendono veramente lavorare.
La modifica legislativa introdotta sull'autocertificazione, infatti, ha evitato iscrizioni volte solo a farsi riconoscere, poi e in altra sede, lo status di disabile e dunque i servizi sociali annessi e connessi. In definitiva, conclude De Riu, "c'è un progressivo miglioramento nella gestione delle risorse umane, ma la legge 68, benché migliorabile, è un ottimo strumento. Dove attuata, funziona. Peccato che ampie aree del paese vivano lacune amministrative enormi".
(fonte Redattore sociale)

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