Amnesty International ha lanciato oggi una campagna per l'adozione della nuova Direttiva antidiscriminazione, proposta dalla Commissione europea nel luglio 2008. La campagna dell'organizzazione per i diritti umani sarà indirizzata al governo della Germania, che sta attualmente bloccando l'adozione del testo, in vista del Consiglio per l'occupazione e le politiche sociali che si riunirà il 7 giugno.
La nuova direttiva, se adottata, realizzerebbe il principio dell'uguaglianza di trattamento per tutte le persone all'interno dell'Unione europea (Ue), al di là di quanto già stabilito in materia d'impiego, colmando le lacune del quadro legale europeo antidiscriminazione. La norma proibirebbe la discriminazione per motivi di religione e credo, disabilità, età e orientamento sessuale in settori quali la sicurezza sociale, l'assistenza medica, l'educazione e l'alloggio. La proposta è stata bloccata dalla Germania all'interno del Consiglio dell'Ue, nonostante Spagna e Svezia (attuale e precedente presidenza di turno) avessero fatto della sua adozione una priorità.
"È un'autentica vergogna che una parte così importante di legislazione, che peraltro si limita a colmare i vuoti legislativi esistenti, venga bloccata da un paese che afferma pubblicamente di affrontare seriamente la discriminazione. La Germania garantisce protezione alle vittime di discriminazione nel suo territorio, ma la nega nel resto dell'Europa" - ha dichiarato Nicolas Beger, direttore dell'ufficio di Amnesty International presso l'Ue.
Il governo tedesco sostiene che l'attuale legislazione antidiscriminazione europea si è dimostrata inefficace e che non vi è base legale per l'Ue per agire in alcuni dei settori cui fa riferimento la proposta di nuova direttiva. Entrambe queste affermazioni sono prive di fondamento, secondo Amnesty International. Studi indipendenti hanno dimostrato che la Direttiva sull'uguaglianza razziale ha migliorato significativamente la protezione nei confronti della discriminazione basata sulla razza in molti paesi dell'Ue. L'articolo 19 del Trattato di Lisbona, inoltre, conferisce al Consiglio dell'Ue un chiaro mandato a svolgere le azioni necessarie per combattere la discriminazione basata su sesso, razza od origine etnica, religione o credo, disabilità, età e orientamento sessuale.
"La discriminazione è in aumento in tutta l'Ue e ha un impatto profondo sull'accesso ai diritti fondamentali. L'Ue deve agire immediatamente per fermare l'effetto negativo che la discriminazione ha sulla società nel suo complesso. Il primo passo dovrebbe essere l'adozione della nuova Direttiva antidiscriminazione, senza indebolirla e senza inserirvi ulteriori eccezioni alla definizione di discriminazione, evitando di offrire a diversi gruppi differenti livelli di protezione" - ha concluso Beger.