Gli arresti nelle campagne di Gioia Tauro e Rosarno confermano quanto denunciato dalle organizzazioni antirazziste: l'illegalità sta nelle condizioni di estremo sfruttamento cui sono costretti i lavoratori stagionali
La notizia di arresti legati allo sfruttamento di manodopera di origine straniera nelle campagne di Gioia Tauro e Rosarno è una conferma di quanto da tempo denunciano le organizzazioni antirazziste.
Al contrario di quanto affermato dal ministro Maroni nel gennaio scorso, all'epoca dei gravi fatti di Rosarno ("troppa tolleranza verso i clandestini") non è la tolleranza - ammesso che ci sia - nei confronti dei migranti senza permesso di soggiorno a generare conflitti e illegalità, quanto quella che c'è da parte delle istituzioni verso lo sfruttamento, il lavoro nero, l'assenza di qualsiasi strumento di tutela nei confronti dei tanti lavoratori stagionali che consentono, con la loro fatica, di far arrivare la frutta sulle nostre tavole.
A quasi 4 mesi di distanza nulla è cambiato nella piana di Gioia Tauro e, come spesso ormai accade in questo Paese, è la magistratura a rendere evidenti anche problemi sociali, intervenendo giustamente dove l'illegalità diventa la regola.
Il Governo, l'amministrazione pubblica, non hanno trovato il tempo ( forse perché non ne hanno alcun tornaconto) per intervenire e cercare di affrontare i problemi concreti di un territorio che è al centro degli interessi delle mafie locali.
Migliaia di stagionali hanno continuato a lavorare in condizioni di estremo sfruttamento, mentre nulla è stato fatto per restituire loro dignità ed evitare altre situazioni di conflitto.
Nello stesso tempo, non si è intervenuti per sostenere l'agricoltura locale, avviando il necessario risanamento delle condizioni di lavoro e della catena di produzione degli agrumi. Anzi, il Governo ha sacrificato gli aiuti all'agricoltura del sud per sostenere le spese relative alle multe per le quote latte degli allevatori del nord.
Chiediamo che venga avviato al più presto un tavolo di discussione con le parti sociali, le amministrazioni locali e le organizzazioni di volontariato e di promozione sociale che operano nella zona per individuare un piano di risanamento, promuovere una cultura della legalità, dar vita a una campagna contro il razzismo.
Chiediamo inoltre che il governo stanzi risorse adeguate per sostenere un piano per l'accoglienza e la tutela dei lavoratori in tutte quelle aree dove il lavoro stagionale - soprattutto al sud ma non solo - si trasforma in un vero e proprio affare sulla pelle di tanti esseri umani.
Chiediamo infine che a tutti quei lavoratori che hanno subito e subiscono condizioni di ignobile sfruttamento venga rilasciato immediatamente un permesso di soggiorno per motivi umanitari insieme ad un adeguato risarcimento da parte dello Stato.