"La libertà non ha pizzo". E' lo slogan con cui Libera e la Federazione Antiracket Italiana (Fai) presentano oggi a Reggio Calabria l'iniziativa 'Reggioliberareggio'. "Un lavoro partito oltre un anno fa, ascoltando le testimoniane, le difficoltà delle vittime del racket che esercitano le loro attività nel territorio di Reggio Calabria" - sottolinea la nota dei promotori. L'iniziativa -che si terrà stasera a Reggio Calabria presso l'Auditorium San Paolo - sarà tenuta a battesimo da don Luigi Ciotti, presidente di Libera, e da Tano Grasso, presidente onorario della Fai. "In una città come Reggio Calabria dove il 70% degli imprenditori sono costretti a pagare il pizzo, dove ogni rione ha la sua cosca ed il suo 'libro mastro' - spiega la nota - 50 associazioni laiche e religiose (tra cui Legambiente, Riferimenti, Confartigianato, Cgil, Uil, Ugl, Cisl, Caritas, Acli, Azione Giovani, Fgci) daranno vita a un grande movimento antiracket, una rete solidale per sostenere imprenditori e commercianti che hanno avuto il coraggio di denunciare i propri taglieggiatori ed incoraggiare la ribellione al giogo mafioso, creando una rete solidale tra chi non paga o smette di pagare il pizzo". "Per la prima volta - commenta don Ciotti - in Calabria a Reggio Calabria, tantissime associazioni diverse insieme dicono 'No al pizzo' ed al sopruso della violenza criminale". "Si tratta - spiega il presidente di Libera - di un grande movimento culturale, una campagna per sostenere le vittime del racket che hanno denunciato, per accompagnare la denuncia delle vittime ma anche per promuovere il consumo critico e responsabile, sensibilizzare e informare sull'antiracket, fare educazione e formazione nelle scuole e nelle università". "E' una proposta amministrativa, politica e sociale" - continua don Ciotti. Le associazioni riunite nel movimento reggioliberareggio avanzano infatti numerose proposte (in .pdf) e chiedono che le vittime del racket abbiano vantaggi fiscali, che siano cancellate dall'elenco dei protesti e dal Cai (Centrale Allarme Interbancaria), che vengano sospese le ipoteche, accettate dilazioni di pagamento o venga data la possibilità di avere un mutuo agevolato solo nei casi in cui i problemi economici dell'imprenditore siano legati all'estorsione. Ad ogni attività gestita da imprenditori liberi dal racket sarà dato un logo di riconoscimento da attaccare in vetrina quale segno a garanzia della libertà dal pizzo e dalle logiche mafiose. Vi sarà un osservatorio antiracket composto da sette membri che periodicamente valuterà i punti vendita che non sono collusi con la mafia. Anche i consumatori, potranno diventare sostenitori della rete di negozi "reggioliberareggio" e impegnarsi a fare acquisti solo nei punti vendita con il bollino antiracket. "Le cifre dicono che sono circa il 70% degli imprenditori sono ancora costretti a pagare il pizzo - conclude Don Luigi Ciotti. Un fenomeno preoccupante: con questa iniziativa vogliamo però dare a tutti il coraggio di denunciare". [GB]

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