"Una giovane Costituzione - eleggibilità e partecipazione giovanile dal 1948 ad oggi". Questo il titolo del convegno promosso a Roma dal ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, nella giornata di mercoledì 14 aprile presso la "Sala della Regina" alla Camera dei deputati.
La sessione di apertura ha visto la presenza del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Quindi il saluto del Presidente del Senato, Renato Schifani, e del Presidente della Camera, Gianfranco Fini. Con il Ministro Meloni, che ha introdotto il dibattito sul tema:
"I giovani, la politica e le proposte di equiparazione tra elettorato attivo e passivo", si sono seduti al tavolo dei relatori Fausto Bertinotti, Presidente della Fondazione Camera dei deputati; Italo Bocchino, Vice-Capogruppo del PdL alla Camera dei Deputati; Donato Bruno, Presidente della Commissione per gli Affari Costituzionali della Camera dei Deputati; Anna Finocchiaro, Capogruppo del PD al Senato; Michele Vietti, Presidente Vicario del Gruppo Parlamentare UDC.
Accordo trasversale, condiviso anche dai presidenti Schifani e Fini, sulla necessità di portare a 18 anni la soglia di eleggibilità per Camera e Senato. «Se posso fare una provocazione, ritenere uno come Goffredo Mameli, morto per l'Italia a 22 anni, incapace di rappresentare il popolo italiano in Parlamento, mi sembra qualcosa di ingiusto e di lesivo per l'interesse nazionale».
Giorgia Meloni, ministro della Gioventù, insiste sull'idea di portare a 18 anni l'elettorato attivo e passivo. Un tema, quello dell'equiparazione dell'elettorato, che fa parte del più corposo capitolo delle riforme e che non è contemplato nella bozza Calderoli, dove è previsto invece l'elettorato attivo a 18 anni e passivo a 23.
«La bozza e' un punto di partenza, non di arrivo - osserva il ministro Meloni - Aggiungo che lo stesso presidente Silvio Berlusconi si è più volte detto favorevole all'equiparazione. Inoltre il convegno di oggi dimostra che si tratta di una proposta condivisa e non di parte. Personalmente resto convinta del principio per cui se si è in grado di votare si è anche in grado di essere votati».
Intanto, il capogruppo dei senatori del Pd Anna Finocchiaro, parlando al convegno, ha dato disponibilità a nome del suo gruppo a stralciare dal capitolo riforme il tema della equiparazione dell'elettorato attivo e passivo per affrontarlo in tempi celeri. Stessa apertura da parte del vicecapogruppo Pdl alla Camera Italo Bocchino, che ha osservato: «Non sappiamo se le riforme si faranno, se saranno condivise o meno. Quindi stralciamo la parte che riguarda l'eleggibilità attiva e passiva dei giovani e affontiamola in tempi rapidi».
Il convegno è poi proseguito nel pomeriggio con la presentazione da parte del professor Cristiano Marini del Rapporto sulla Partecipazione Politica Giovanile in Italia, a cura dell'Università "La Sapienza" di Roma per il Dipartimento della Gioventù, e con l'illustrazione del Rapporto Giovani e Politica di Renato Mannheimer, presidente dell'Ispo. In chiusura la tavola rotonda, moderata dal direttore dell'Agenzia Nazionale Giovani, Paolo Di Caro, a cui hanno preso parte i rappresentanti dei movimenti politici giovanili. Dalla Lega Nord al Pd, passando per il Pdl e l'Idv: sono tutti d'accordo, i giovani dei partiti, sulla proposta del ministro Giorgia Meloni di equiparare l'età per l'elettorato attivo e passivo, in pratica di poter essere eletti deputati o senatori già a 18 anni.
Unica voce "fuori dal coro" quella dei giovani Udc. Dice sì all'equiparazione tra elettorato attivo e passivo Massimiliano Fedriga, 29 anni, deputato e rappresentante dei giovani della Lega Nord; gli fa eco Fausto Raciti, 26 anni, segretario dei Giovani Democratici (Pd), che giudica la parificazione «una proposta di buonsenso» ma chiede al contempo di garantire l'opportunità di accesso alla politica: «la politica esige tempo, energie, ma anche denaro e disponibilità al sacrificio personale, che sono appannaggio di pochi. Per creare vera meritocrazia occorre rimuovere questo tipo di ostacoli».
D'accordo sulla proposta anche Ovidio Attanasio, 35 anni, dell'Idv, per il quale però «questo è solo l'inizio». Francesco Pasquali, coordinatore nazionale Giovane Italia, si spinge ancora più in là, chiedendo di estendere il diritto di voto ai 16enni per le amministrative. Per Giampiero Zinzi, 27 anni, coordinatore nazionale giovani Udc, è invece giusto abbassare la soglia dell'elettorato attivo, ovvero consentire ad un diciottenne di votare tanto per la Camera quanto per il Senato, ma per essere eletti bisogna avere 23 anni per la Camera e 30 per il Senato.