Milano, 8 aprile 2010 - Mettere al centro la persona. È questo il messaggio del ministro della Giustizia Angelino Alfano intervenuto alla Conferenza organizzativa e programmatica delle Acli, iniziata l'8 aprile a Milano dove si concluderà il 10 del mese.
Dopo i saluti e i ringraziamenti, particolarmente sentiti perché l'evento aclista gli ha dato la possibilità di parlare nell'università nella quale si è laureato, il ministro Alfano ha affrontato diversi temi: a partire dalla durata dei processi civili fino alla funzione della democrazia passando per l'affollamento delle carceri e il ruolo del Terzo settore e delle associazioni che ?dove lo Stato non arriva'.
A unire le varie parti della riflessione del Guardasigilli è sempre la centralità della persona, tema che, sottolinea il ministro, non è uno slogan ma un modo di operare supportato da esempi concreti.
A cominciare dalla giustizia: ?Mi occupo della grande massa di arretrato che grava sul processo civile italiano. Esistono 5,6 milioni di processi civili pendenti. Questa però è una verità parziale, algebrica. La verità sostanziale è invece un'altra: siccome in ogni processo vi sono almeno due cittadini coinvolti, abbiamo almeno 11 milioni di persone che hanno rivolto un'istanza allo Stato e aspettano una risposta'.
'Lo Stato - ha prseguito il ministro - ha il dovere di accelerare i tempi perché se questi saranno lunghissimi, questi 11 milioni di persone non avranno perso solo fiducia nella giustizia ma avranno perso fiducia nello Stato. Ecco l'approccio dal quale partiamo. Con regole semplificate, una digitalizzazione accentuata, un piano di smaltimento dell'arretrato per porre al centro la persona nell'ambito del processo civile. La questione non è abbattere una cifra, perché quella è algebra, ma fare sì che i cittadini che hanno posto un'istanza di giustizia nei confronti dello Stato possano avere soddisfazione'.
Il discorso prosegue poi con il problema carceri: ?Abbiamo oggi in Italia un drammatico record, quello del sovraffollamento delle carceri. Oggi 67 mila persone dormono e vivono nelle nostre strutture detentive'.
In proposito bisogna capire se affrontare ?la questione da un punto di vista del numero o della persona', se affrontare il discorso mettendo l'accento ?sulla prima parte dell'articolo 27 della Costituzione che parla della funzione rieducativa della pena o sulla seconda parte dello stesso articolo che dice che nessun trattamento detentivo può essere contrario al senso di umanità'.
E ancora: ?Nella sua giusta pretesa punitiva, lo Stato può sottrarre la libertà alla persona e nel contempo sottrarle la dignità? La nostra risposta è no. Ecco allora lo sforzo che stiamo facendo perché nelle carceri vi sia una maggiore dignità di permanenza partendo dal presupposto che chi ha sbagliato deve scontare la pena fino alla fine ma che la pena, l'espiazione della pena può essere un percorso di redenzione laica di un uomo che è finito in carcere seguendo la strada del crimine'.
'A quest'uomo - continua Alfano - lo Stato deve offrire un bivio, un'altra strada, un'altra chance nella vita, un'occasione di redenzione laica attraverso il lavoro nelle carceri, facendo sì che non accada ciò che è accaduto in 60 anni di storia repubblicana e cioè l'approvazione di 30 provvedimenti di amnistie e di indulto che senza essere accompagnati da un percorso di avviamento al lavoro nelle carceri hanno prodotto cosa? Chi conosceva una sola strada, quella del crimine, ha finito per ritornare dentro seguendo la stessa strada'.
Dal tema carcere il ministro passa a un altro discorso: la presenza di bambini piccoli nelle strutture detentive.
?Abbiamo un sistema di regole per cui le mamme possono portare i bambini sotto i tre anni in carcere. Noi ci stiamo impegnando tantissimo, nonostante la scarsità di risorse che abbiamo e il tempo di crisi, per costruire una serie di strutture alternative alla detenzione per far sì che la donna mamma che ha sbagliato e deve espiare la propria pena non abbia a dimettersi da mamma per accudire il proprio bambino. Noi ci stiamo muovendo nella logica che non importa di chi siano figli ma ciò che importa è che siano bimbi e che nessun bimbo - questo è l'obiettivo ambizioso su cui stiamo lavorando dal momento dell'insediamento - debba più scontare la pena in carcere insieme alla mamma ma non perché dobbiamo separarli ma perché possano stare unitamente in strutture dove la pena possa essere espiata non dietro le sbarre. Anche questo crediamo sia un segno di centralità della persona'.
Come lo è la riforma del Terzo settore su cui il ministro sta lavorando perché nonostante ?da 20 anni si parli di sussidiarietà abbinandola al tema della solidarietà non si è riuscito ad affermare per via legislativa che la sussidiarietà è ilo modo migliore per declinare la parola libertà. È il modo migliore per affermare che lo Stato deve fare solo ciò che i cittadini non possono fare e che i cittadini possono fare tutto ciò che riescono a fare meglio dello Stato'.
Proprio per il loro impegno per il bene comune, cittadini e associazioni ?devono essere riconosciuti dallo Stato come portatori di bene nella società perché la forza della società italiana non si può misurare solo attraverso il patrimonio materiale' ma anche attraverso quello immateriale costituito ?da reti sociali, dalle associazioni di volontariato, dal non profit, dalle fondazioni' perché ?questa rete crea quella coesione, quella unità che fa forte l'Italia'.
Lo stesso vale per ?l'intrapresa, che sia del coltivatore diretto o di coloro che organizzano cooperative per costruire palazzi e dare luoghi di vita dignitosi alle famiglie italiane o che sia del commerciante o del libero professionista. Tutto ciò è l'espressione di una libertà individuale'.
Ecco allora che il ruolo della democrazia ?è di scrivere regole che possano tenere unita la società da un lato e consentire a ogni persona di esprimere al meglio ciò che può e vuole dare alla società dall'altro'.
In proposito ci sono visioni che sul piano legislativo si contrappongono ?tra chi ritiene che la democrazia funziona se il cittadino ha una serie di obblighi cui adempiere e un insieme di divieti e tra chi invece ritiene che la democrazia funzioni meglio quando si danno delle regole generali e si lascia il cittadino al proprio desiderio di fare bene alla società, la libertà di organizzare al meglio al propria esistenza sia esso un libero professionista o un imprenditore'.
In questo senso ?la riforma del sistema fiscale e delle aliquote non è altro che una manifestazione della libertà da uno Stato che ti toglie in troppe circostanze più della metà di quello che guadagni e allora occorre liberare dall'oppressione fiscale i nostri cittadini e occorre farlo sapendo che fin qui il governo ha adempiuto a un impegno che era quello di non toccare la tasca dei cittadini'.
Riforme, ribadisce il ministro, che hanno tutte un aspetto in comune: la centralità della persona, che però non può essere riconosciuta ?se culturalmente non vi è il riconoscimento del valore della vita'.
Al termine del suo intervento, poi, il ministro Alfano lancia un invito a tutti i politici: ?Il compito del politico è occuparsi dei più poveri, servire l'ultimo, non rassegnarsi all'ingiustizia sociale, fare di tutto perché chi è povero non lo sia più, chi è bravo abbia valorizzati i propri talenti e chi vuole servire la società senza servire sé stesso possa dare il meglio di sé'.