Questa la strategia da seguire secondo il ministro dell'Interno intervenuto alla Farnesina alla Conferenza dei ministri dell'Interno e della Giustizia dei paesi del sistema di integrazione Centro-americana, del Messico e dell'Italia
«Globale è il pericolo e globale deve essere la risposta». E' questa la strategia del ministro dell'Interno Maroni per combattere il fenomeno della criminalità transnazionale, illustrata nel suo intervento oggi alla Conferenza dei ministri dell'Interno e della Giustizia dei paesi del sistema di integrazione Centro-americana, del Messico e dell'Italia, in svolgimento alla Farnesina.
Nella situazione attuale, ha spiegato Maroni, «il crimine transnazionale è difficile da contrastare perchè la globalizzazione ha aperto nuovi spazi all'espansione dei gruppi criminali, tra i quali c'è un elevato livello di cooperazione transnazionale: c'è, ad esempio, la 'ndrangheta calabrese che collabora coi narcotrafficanti sudamericani. Per questo è necessario un approccio nuovo alle politiche della sicurezza, nessun paese può contrastare da solo fenomeni di questa portata».
Strumento essenziale della collaborazione, secondo il ministro dell'Interno, «è la Convenzione di Palermo di cui quest'anno ricorre il decimo anniversario e l'Italia considera una priorità dare impulso alla sua diffusione e piena applicazione perchè la Convenzione contiene strumenti essenziali per combattere le mafie». Tra questi, ha sottolineato, «c'è la strategia di aggressione ai beni mafiosi: noi abbiamo sequestrato beni per quasi otto miliardi di euro alla criminalità organizzata e questo è un colpo duro nei confronti delle cosche».
Il rilancio della Convenzione di Palermo rientra tra gli obiettivi del Governo come sottolineato anche nell'intervento del ministro degli Esteri, Franco Frattini e in quello della Giustizia, Angelino Alfano. Ciò anche in vista della sessione straordinaria di giugno alle Nazioni Unite, dedicata alla Convenzione stessa.