Il direttore centrale Riabilitazione, Mario Carletti, traccia il bilancio dell'avventura paralimpica appena conclusa e delinea la strategia dell'Istituto per diffondere ad ampio raggio la cultura agonistica come strumento di vita attiva: dalla collaborazione con Sky e il Cip alle eccellenze del Centro protesi di Vigorso di Budrio

ROMA - Il medagliere azzurro ha chiuso a quota sette, tingendosi di oro nel finale con la strabiliante prova nello sci di fondo di Francesca Porcellato. Un risultato insperato per la nazionale, quasi doppio rispetto alle previsioni, così come gli indici di ascolto che hanno fatto delle Paralimpiadi di Vancouver un evento mediatico senza precedenti nell'ambito dello sport per disabili. Tante le emozioni arrivate per l'Italia da tutte le discipline, a cominciare dal bronzo di Enzo Masiello, passando per i successi della coppia dello slalom Dal Maistro/Balasso e del curling, per finire sul podio più alto grazie alla "rossa" atleta veneta. Ma a Giochi appena conclusi, lo sguardo è già rivolto al futuro, verso Londra 2012 dove l'Italia cercherà di fare ancora meglio. Una sfida in cui l'INAIL per primo è pronto a investire in mezzi e risorse. Lo ha detto il presidente/commissario straordinario, Marco Fabio Sartori, nella conferenza stampa dal Canada.
Lo ribadisce oggi Mario Carletti, direttore centrale Riabilitazione e protesi, appena tornato insieme a tutto lo staff dell'Istituto dalla spedizione olimpica.

Direttore, che bilancio possiamo trarre delle Paralimpiadi 2010 appena concluse?
"Il bilancio lo farei partendo dalla fine, dalla comunicazione che ci ha fatto Sky sugli indici di ascolto di questa edizione, che a quanto mi dicono hanno superato quelli del Sei nazioni di rugby. Un successo importante e insperato. Me lo hanno confermato anche i giocatori del curling che hanno ricevuto, subito dopo la partita con la Svezia, 150 richieste di amicizia su Facebook. Questo vuol dire che le persone disabili stanno avendo il giusto riconoscimento che gli spetta di parte attiva del Paese. Da questo punto di vista le Paralimpiadi sono state una vetrina sempre più ampia e importante di un mondo che, finalmente, viene preso in considerazione non più con un taglio pietistico, ma di interpretazione dei bisogni. In questo il Canada è un paese che va preso sicuramente a esempio, perché l'accessibilità sia a Vancouver che a Whisterl è stata totale".
Da sportivo, invece, che valutazione dà della prova degli azzurri?
"Dal punto di vista della spedizione in sé i risultati sono stati clamorosamente positivi: sette medaglie di cui una d'oro, sono numeri irripetibili, soprattutto visto che la competizione è con nazioni che hanno bacini più ampi e investono di più a questi livelli. Anche per INAIL il risultato è straordinariamente importante, perché abbiamo avuto la conferma che cercavamo: ovvero, che la strada che abbiamo intrapreso è quella giusta. A fronte di questo, abbiamo proposte collaborazione con Sky e stiamo preparando il rinnovo dell'accordo con il Cip. Tutte attività che hanno un unico obiettivo: quello di andare a intercettare quel milione di potenzionali persone disabili, tra i sei e i quarant'anni, che pur avendo la possibilità di fare attività motoria ma non lo fanno. Un discorso, questo, che è anche e soprattutto sociale: se non riusciamo a recuperare la persona dal punto di vista lavorativo, dobbiamo almeno dargli possibilità di avere vita attiva. E possiamo farlo solo disseminando sul territorio questo tipo di cultura".
Quali sono state le ragioni di questo successo?
"La spiegazione è semplice: le Paralimpiadi sono un evento bello e coinvolgente, fatto di discipline sportive che ti catturano, come lo sledge hockey o il curling. Se così non fosse, non avremmo avuto tutti questi spettatori e in tanti avrebbero cambiato canale. Ma questo risultato è importante anche perché consentirà di avvicinare tante persone disabili allo sport. Quello che può fare la tv lo sappiamo tutti, la fatica che facciamo noi per lanciare un messaggio diventa relativa attraverso un mezzo come questo. Per questo punteremo molto sulla televisione, come spazio per intercettare quante più persone possibile. In questo senso porteremo quindi avanti la collaborazione con Sky, che ci sembra un matrimonio perfetto, ma tutto passerà attraverso l' accordo che dobbiamo rinnovare con il Cip. L'impegno è di diffondere - anche presso professioni che noi riteniamo fondamentali - il seme dell'attività motoria applicata alla persona disabile, creare cultura e fare formazione. E ciò sarà supportato attraverso un'attività di comunicazione che va dagli eventi, ai libri e che passa attraverso il portale Superabile e l'omonima rivista, di cui presto uscirà il primo numero".
Dal Canada il presidente Sartori ha sottolineato la volontà di rilanciare la collaborazione col Cip anche in vista di Londra 2012. Come si preparerà l'INAIL a questo importante avvenimento?
"L'azione dell'INAIL si concentrerà innanzitutto dando il massimo appoggio possibile al Cip nella fase di preparazione e selezione degli atleti che ci rappresenteranno. Nello sport, così come in tutti i settori, infatti, più ampio è il bacino, più alte sono le probabilità dei soggetti di lottare per raggiungere l'obiettivo. Una volta che verranno selezionate le persone, ci preoccuperemo di fornire tutto l'apporto tecnologico e scientifico necessario per quelle specialità in cui questo è richiesto. Ciò accadrà mettendo in campo le eccellenze di cui disponiamo, a partire dai tecnici del Centro protesi di Vigorso di Budrio. Quello con il Cip non sarà quindi un investimento sporadico ma progettuale, inizialmente biennale, ma con l'idea di farlo diventare quadriennale. In termini economici i fondi investiti saranno intorno al milione/milione e mezzo di euro. Un sforzo cospicuo e consistente che verrà affiancato da una strategia di comunicazione finalizzata a calare sul territorio la cultura dello sport. Perché il nostro successo più grande non sono le medaglie, ma poter avere decine di persone disabili in più in ogni regione che decidono di avvicinarsi all'attività sportiva". (ec/roma)

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