L'acqua per tutti, un traguardo che qualche tempo fa sembrava irraggiungibile, si sta lentamente avvicinando a tradursi in realtà.
Questo è il messaggio principale che l'UNICEF trasmette al mondo nella Giornata Internazionale dell'Acqua, che si celebra ogni anno il 22 marzo, e che quest'anno è dedicata al tema della qualità delle risorse idriche.
Con l'87% della popolazione globale (pari a circa 5,9 miliardi di esseri umani) che hanno accesso a fonti sicure di acqua potabile, siamo in linea con l'Obiettivo di Sviluppo del Millennio numero 7.
Questo obiettivo, uno degli 8 sanciti solennemente dalla comunità internazionale nel settembre 2000, prevede per il 2015 il dimezzamento nella percentuale della popolazione priva di accesso ad acqua potabile e a servizi igienici adeguati, rispetto ai livelli del 1990.
Guardando però il dato da un'altra prospettiva, sono pur sempre troppi gli abitanti del pianeta che bevono e utilizzano risorse idriche a rischio.
«Muoiono più persone a causa dell'acqua infetta» afferma nel suo messaggio il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon «che non a causa di tutte le forme di violenza, inclusa la guerra. Queste morti costituiscono un affronto per l'intera umanità e minano gli sforzi di tanti Paesi di raggiungere il proprio potenziale di sviluppo.»
Le malattie collegate a ingestione di acqua non pura e le infezioni provocate dalla mancanza di servizi igienici sono causa di circa un milione e mezzo di decessi annui nella popolazione infantile sotto i 5 anni - oltre un sesto della mortalità infantile complessiva.
«Dobbiamo focalizzare la nostra azione non soltanto sul raggiungimento dell'Obiettivo del Millennio, ma anche sull'equità del suo conseguimento» sottolinea Tessa Wardlaw, responsabile UNICEF per le statistiche. «Dobbiamo assicurarci che anche i gruppi più vulnerabili e quelli che vivono nelle aree più remote condividano i progressi globali su questo fronte.»
La popolazione mondiale è divisa praticamente a metà tra abitanti di aree urbane e rurali. Ma è nelle campagne che si concentra oltre l'80% di quegli 884 milioni di persone che ricorrono a fonti idriche inquinate.
Anche il livello di benessere economico fa la differenza: in Africa subsahariana, coloro che appartengono al quinto più benestante della popolazione hanno oltre il doppio delle probabilità di avere acqua pulita a disposizione (e addirittura il quintuplo delle probabilità di avere servizi igienici adeguati) rispetto al quinto più povero.
La carenza di acqua potabile contribuisce inoltre ad appesantire la differenza di genere a sfavore delle donne: sono infatti bambine e ragazze quelle a dover dedicare tempo prezioso, spesso sottratto all'istruzione di base, per procurare acqua al resto della famiglia.
A cinque anni dalla fatidica data del 2015, occorre un balzo deciso in avanti negli investimenti e nell'impegno per garantire acqua sicura a centinaia di milioni di persone che ancora ne sono prive.