ALMALAUREA ha presentato a Cosenza la XII Indagine sulla Condizione Occupazionale dei laureati italiani. Una delle principali arene su cui si gioca il futuro dell'Europa e dell'Italia è indubbiamente quella in cui si forma e si utilizza il capitale umano. La situazionequest'anno risulta assai preoccupante. Lievita sensibilmente la disoccupazione rispetto all'anno passato non solo fra i laureati triennali, (dal 16,5 al 22 per cento), ma anche fra i laureati magistrali, quelli che "hanno studiato di più" (dal 14 al 21 per cento) e fra quelli specialistici a ciclo unico (medici, architetti, veterinari: dal 9 al 15 per cento). Di più: questo peggioramento si registra indipendentemente dal percorso di studio (anche fra gli ingegneri per fare un esempio). Diminuisce il lavoro stabile, mentre le retribuzioni, già modeste (di poco superiori a 1100 ? ad un anno dalla laurea), si riducono in termini di potere d'acquisto. Il confronto a livello dei Paesi più avanzati ci vede con 19 laureati su cento, di età 25-34 anni contro la media dei Paesi OCSE pari a 34. Nello stesso tempo, il mercato del lavoro nazionale prevede di avere bisogno di 11 laureati per cento nuovi posti di lavoro, quando quello degli Stati Uniti ne ipotizza 30! «E' noto - dichiara Andrea Cammelli, Direttore di AlmaLaurea - che una delle principali arene su cui si gioca il futuro dell'Europa e dell'Italia è quella in cui si forma e si utilizza il capitale umano. Approfondire una riflessione di ampio respiro su questo versante, evitando i catastrofismi - certo - ma anche la politica dello struzzo, vuol dire cercare di evitare che il nostro Paese, all'uscita dalla crisi, si trovi in posizione marginale nel contesto internazionale e che alcune generazioni di giovani preparati restino senza prospettive e mortificati fra un mercato del lavoro che non assume ed un mondo della ricerca privo di mezzi». «A fronte di questo scenario, la cui gravità ha radici strutturali nella mancanza di politiche orientate al futuro e di investimento sui giovani - dichiara Marco Crescenzi Presidente ASVI e Coordinatore dei Manager Non Profit Italiani - il Terzo Settore è in controtendenza essendo da oltre 10 anni certificato come il bacino occupazionale europeo maggiormente in crescita. In Italia l'occupazione nel settore è raddoppiata in 10 anni, passando ad oltre un milione di lavoratori retribuiti. Un'occupazione di qualità, istruita, per tre quarti femminile e per l'80% sotto i 40 anni. La cosa preoccupante per noi - continua Crescenzi - è invece la difficoltà di trovare figure professionali come i FundRaiser, la cui domanda supera grandemente l'offerta, ed in generale giovani qualificati e con propensioni manageriali. La responsabilità, grave, -conclude Crescenzi - è anche dei media, che rappresentano il settore come ?volontariato' attraverso storie, spesso stucchevoli, di buonismo e solidarietà, invece che di talento, impresa sociale e carriera etica. La responsabilità è tuttavia anche del settore, non ancora in grado di fare una comunicazione chiara ed attrattiva per i giovani talenti. L'Italia per calo demografico ha perso il 40% dei giovani 19enni...stiamo perdendo ciò a cui affidare il futuro». Gli accordi siglati da ASVI con AlmaLaurea (dal 2005), con ARCI Servizio Civile (2007), con AIESEC (dal 2010) e in preparazione con AGESCI, vanno in questa direzione.

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