Almeno 120 milioni di persone non hanno accesso all'acqua potabile né ai servizi igienici di base in America Latina e nei Caraibi, secondo i dati divulgati dalla II Conferenza latinoamericana sui servizi igienico-sanitari in corso fino a domani nella località brasiliana di Foz do Iguaçu, nota tra l'altro perché divide con la provincia argentina di Misiones le imponenti omonime cascate.
"In America Latina le città crescono molto rapidamente, per tanto la mèta deve essere ben oltre quella preposta dagli Obiettivi del Millennio", in particolare quello di dimezzare entro il 2015 il numero di persone senza acqua potabile, secondo Federico Basañes, responsabile della sezione dedicata all'acqua della Banca interamericana di sviluppo (Bid).
Basañes ha evidenziato che solo il 20% delle acque reflue sono trattate adeguatamente nell'intera regione e questo "produce un forte impatto sulla salute e l'ambiente". Con un investimento di circa due miliardi di dollari in America Latina nel 2009, il Bid prevede di stanziarne fino a sei miliardi nei prossimi cinque anni, la metà dei quali destinati ai servizi igienico-sanitari.
"Questo settore richiede investimenti a lungo termine, di 25, 30 o 35 anni, ma è difficile trovarne. Occorre garantirne la sostenibilità" ha avvertito Basañes. Per la vice-presidente della Banca mondiale per l'America Latina e i Caraibi, Pamela Cox, rispetto ad altre regioni del mondo si sono comunque registrati progressi: in Paraguay, ad esempio, i servizi igienico-sanitari sono garantiti al 100%, il Messico ha migliorato la copertura di quasi il 30% dagli anni ?90 e ora la assicura all'80%. Antonio da Costa Miranda, rappresentante dell'Onu ha ricordato che due miliardi e 600 milioni di persone nel mondo non possono usufruire di servizi igienici sicuri, una carenza, ha detto, che provoca ogni settimana 42.000 vittime. (Misna)
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