Ripensare il ruolo e la visione strategica delle aziende non solo in relazione al futuro dei mercati, ma nel diretto rapporto col tessuto sociale: un convegno di Italia Lavoro e INAIL. Sartori: "L'Istituto sarà sempre più parte proattiva di un moderno stato sociale"
ROMA - Ripensare il concetto di Responsabilità sociale d'impresa (Rsi) alla luce della recente crisi economico-finanziaria e dei nuovi scenari che questa ha aperto: non solo nel futuro dei mercati, ma anche nel rapporto tra imprese e tessuto sociale. E' stato questo il tema al centro del convegno organizzato questa mattina, a Roma, da Italia Lavoro e INAIL, nella sede dell'Istituto di via IV novembre.
Ad aprire la mattinata - che ha visto avvicendarsi interventi di diversi esperti del settore - è stato il presidente/commissario straordinario dell'INAIL, Marco Fabio Sartori. "La presenza dell'INAIL nel sociale è di grande rilevanza nello scenario nazionale e internazionale", ha detto. "Siamo uno dei due pilastri del welfare italiano, impegnati nella prevenzione e nel reinserimento lavorativo. In questo senso la missione del nostro Istituto è quella di diventare sempre più parte proattiva di un moderno stato sociale".
Sartori ha sottolineato, così, l'impegno dell'INAIL nel campo della Rsi, non solo attraverso la Fondazione sulla responsabilità sociale, fondata in collaborazione col ministero del Lavoro e l'Università Bocconi di Milano, ma anche attraverso una politica di intervento che prevede l'abbassamento del premio assicurativo per quelle imprese che investano realmente in questo campo. "Spesso è difficile passare dalla teoria alla pratica, fare in modo cioè che il bilancio tradizionale e civilistico possa evolversi verso un documento più completo, rivolto a una società che si aspetta molto anche dalle imprese", ha aggiunto. "Penso, inoltre, che bisogna andare oltre il mero concetto di Pil, non guardare solo a questo aspetto numerico, che è troppo sintetico, per darci una fotografia reale di un paese".
Di ritardi strutturali nel campo della Rsi in Italia ha, invece, parlato il presidente di Italia Lavoro, Natale Forlani. "Il tema della responsabilità sociale d'impresa è ed è stato vissuto come una nicchia nell'attività delle aziende, lasciato per lo più ai tentativi di imprenditori illuminati", ha sottolineato. "Siamo sicuramente indietro rispetto ai parametri che in Europa si stanno sperimentando, però la crisi economica ha generato una consapevolezza maggiore verso la necessità di dare valore all'investimento sociale, anche se manca ancora un approccio culturale generale al tema".
E su questo terreno intende investire anche il ministero del Lavoro. "Stiamo intervenendo ad ampio raggio su tutte le tematiche che riguardano il welfare e complessivamente il benessere sociale e occupazionale delle persone", ha detto il segretario generale del dicastero, Francesco Verbaro. "In quest'ottica la responsabilità d'impressa diventa uno strumento importante a favore dei cittadini e di tutte quelle persone che hanno bisogno di assistenza e di aiuto. Per questo bisogna aumentare il numero dei soggetti che pongono attenzione alle esternalità positive della loro azione in termini sociali. Bisogna far crescere l'impegno e la responsabilità, a partire dalle imprese e dalle agenzie del lavoro da noi vigilate. Abbiamo già iniziato a operare in questo senso con enti come INAIL e Italia Lavoro".
Ma sul fronte accademico il dibattito intorno alla Rsi è ancora tutto aperto. "Se ci fosse stata più attenzione verso queste tematiche la crisi finanziaria sarebbe stata differente", ha detto Giuseppe Pennisi, docente dell' Università europea di Roma, sottolineando la necessità di nuove regole nel settore, ma anche di nuovi indicatori di benessere sociale. "C'è un problema legato agli strumenti e ai temi", ha aggiunto Luciano Hinna, dell'Università di Tor Vergata. "Più cresce l'attenzione verso la responsabilità sociale, tanto meno valore ha il bilancio sociale, perché vengono fuori altri strumenti come lo stakeholder engagement, una forma di intervento nuova, che coinvolge tutti gli attori del processo ed è valida soprattutto per le aziende pubbliche". Altra necessità fondamentale è secondo Hinna, dare maggiore peso nei bilanci sociali anche al concetto di pari opportunità, non solo guardando alle differenze di genere, ma alla diversità nel suo complesso, come già accade in altri paesi europei.
Cercare un nuovo modo di interpretare la Rsi è stato il tema al centro dell'intervento di Franceso Vermiglio dell'Università di Messina, mentre Lorenzo Sacconi, docente dell'Università di Trento, ha parlato di un modello alternativo di responsabilità, che vada verso una governance allargata. Mario Morcellini, preside della Facoltà di Scienze della comunicazione di Roma, ha infine posto l'accento sul ruolo della comunicazione, riflettendo da una parte sulla "neolingua" creata dai bilanci sociali, dall'altro trattando il tema della responsabilità sociale dell'informazione.
(ec/roma)