Continua a salire il bilancio delle vittime del terremoto di sabato in Cile. Sono 708 i morti accertati, ma i dispersi sono, secondo le parole della presidente Michelle Bachelet, "in numero imprecisato".
La prima scossa, stimata al grado 8,8 della scala Richter (una potenza centinaia di volte superiore a quello che ha devastato Haiti il 12 gennaio) ha colpito il Cile meridionale alle 3,34 del mattino. Nelle 48 ore successive, si sono contate centinaia di scosse di assestamento, alcune di grande intensità.
L'epicentro del sisma è stato localizzato a 35 chilometri di profondità nella regione di Bio-Bio, nel sud del paese latino-americano, a meno di cento chilometri da Concepcion, la seconda città del Cile.
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È stato dichiarato nel paese lo stato di catastrofe nazionale.
Scongiurato il pericolo di uno tsunami nell'intero Oceano Pacifico: la furia del mare ha fatto vittime quando le onde di tsunami, nel pomeriggio del 27 febbraio, hanno colpito l'arcipelago Juan Fermandez a circa 600 km. al largo della costa cilena: 16 tra morti accertati e dispersi.
Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha espresso la vicinanza dell'ONU alla popolazione civile, affermando che l'Ufficio per il coordinamento degli interventi umanitari (OCHA) - l'organismo che sovrintende alle attività di emergenza dell'UNICEF e delle altre agenzie umanitarie del sistema ONU - è pronto ad avviare le operazioni di aiuto non appena il Governo cileno dovesse richiederlo.
L'UNICEF è presente stabilmente in Cile con un ufficio operativo che conduce programmi di sostegno all'infanzia locale.
Il Cile ha il triste primato del terremoto più forte mai registrato, quello di magnitudo 9,5 del maggio 1960, che fece 1.655 morti.