Firmato in prefettura il protocollo che raccorda le azioni di intervento. Pronta la mappatura delle opere d'arte a rischio di esondazione.
Presto un'esercitazione sul campo Per proteggere le opere d'arte di Firenze da una nuova possibile e rovinosa esondazione dell'Arno è stato firmato a palazzo Medici Riccardi tra prefettura, regione Toscana, provincia e comune di Firenze, direzione regionale dei Beni culturali e paesaggistici e autorità di Bacino del fiume Arno un protocollo d'intesa per coordinare le azioni degli enti coinvolti nella messa in sicurezza dei beni culturali. «In attesa che siano realizzate le opere che possano mettere la città al sicuro dal rischio di alluvione - ha detto il prefetto di Firenze Andrea De Martino - era necessario porre comunque al riparo fin da subito i suoi beni culturali.
E' stato così costruito, grazie alla collaborazione fra le diverse istituzioni, un meccanismo di intervento che nell'arco di 18 ore, dal momento del primo preavviso, è in grado di proteggere il patrimonio artistico. Ora si passerà all'azione per verificare con un'esercitazione sul campo la valenza dei piani interni di sicurezza dei siti più esposti». Il documento siglato ipotizza, come scenario di riferimento, un evento meteo particolarmente avverso con piogge insistenti e intense su tutto il bacino che, come nel '66, porta all'esondazione del fiume.
Vengono individuati due momenti critici: una prima fase quando il fiume raggiunge i tre metri di altezza all'idrometro degli Uffizi e una seconda fase quando le acque superano i 5 metri e 50, livello di gravità tale da far ritenere di essere ormai a sei ore dallo straripamento delle acque.
La mappa dei beni a rischio di alluvione Il piano è stato preceduto da un censimento, promosso dalla prefettura nel febbraio 2007, degli edifici di interesse culturale contenenti opere storiche e artistiche che, per la loro ubicazione, si trovano in un'area a rischio di alluvione. La rilevazione, condotta dall'autorità di Bacino, ha permesso di acquisire una serie di preziose informazioni, confluite in un unico data-base a disposizione di tutti gli enti interessati, grazie alle quali è stata realizzata una vera e propria mappatura degli immobili a rischio e predisposto un protocollo d'intesa che definisce tempi e azioni per la salvaguardia dei beni custoditi.

Gli edifici 'vulnerabili'
L'attenzione si è poi concentrata sugli edifici di proprietà o in gestione all'amministrazione statale: sono risultati 'vulnerabili' 60 immobili, il 77% dei quali ha già il piano di emergenza interna previsto dalla normativa, mentre per il restante 23% la stesura è in corso. Fra gli edifici vulnerabili di maggior pregio sono ricompresi il Bargello e la Biblioteca Nazionale che hanno però entrambi già adottato il piano di emergenza interna.
Discorso a parte per gli Uffizi, le cui opere non corrono rischio ad eccezione delle grandi tele esposte a San Piero a Scheraggio, delle mostre temporanee alle Reali Poste e dei marmi, danneggiabili dalle acque in maniera minore.

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