Inaugurata il 28 gennaio al centro protesi di Vigorso di Budrio (Bologna) una retrospettiva fotografica di Riccardo Venturi, organizzata da INAIL e Anmil. Nuovi scatti dedicati alla "ricostruzione" fisica e psicologica delle vittime. BOLOGNA - "Per ogni persona che si riesce a salvare è come se mio marito tornasse in vita: per questo raccontare la sua storia e l'incidente che ha provocato la sua morte è così importante". Giuditta Cotena è una delle persone ritratte negli scatti da Riccardo Venturi nella mostra "No! Contro il dramma degli incidenti sul lavoro", organizzata da INAIL e Anmil e aperta da oggi al Centro protesi INAIL di Vigorso di Budrio (Bologna). La storia di Giuditta è una delle tante raccolte dal fotografo per raccontare cosa rimane "dopo l'incidente". E come si reagisce a un evento che sconvolge una vita che fino ad allora era stata "normale". Giuditta e Nicola si erano trasferiti da Caserta a Reggio Emilia, dove lui aveva trovato lavoro come pastaio. Si erano sposati, avevano avuto la piccola Alessia. Poi nel 2005 l'incidente, causato da un'impastatrice priva delle grate di sicurezza. "All'inizio non riuscivo a sentire niente - racconta Giuditta, che all'epoca aveva solo 28 anni, come lo stesso Nicola -, quel dramma non mi apparteneva, poi è stata la rabbia a spingermi avanti, finché questa non si è trasformata in un impegno: raccontare, per evitare altre tragedie". La mostra di Venturi, che ha ricevuto l'Alto patronato del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il patrocinio della Camera dei Deputati, racconta tante storie come quella di Giuditta, ma in occasione della tappa a Vigorso si è arricchita di una sezione in più. Quella che documenta la speranza e il ritorno alla vita. La riabilitazione e il reinserimento sociale. Storie come quella di Gennaro De Santis. "Avevo 14 anni quando un incidente con la motozappa agricola mi ha provocato l'amputazione della gamba destra - racconta - ho perso gli anni migliori, fino a quando non sono entrato nel centro di Vigorso". Era il 1976, e arrivando qui dal Molisse Gennaro trovò tante persone che "stavano peggio di me, ma erano piene di voglia di vivere: allora nella mia testa è scattato qualcosa, dopo pochi giorni grazie alla protesi ero già in grado di camminare". E oggi? "Oggi questa non è una protesi, è la mia gamba". Per Gennaro Vigorso è stata davvero una seconda casa. "Qui ho incontrato quella che sarebbe diventata mia moglie, e insieme nel 2000 abbiamo avuto una bambina". E dai suoi trent'anni di "esperienza" può anche spiegare quello che ancora non va. "Le barriere architettoniche, ma anche un collocamento nel mondo del lavoro che è ancora difficile - spiega -. Io per esempio lavoro in piedi, con tutti i problemi che questo comporta". All'inaugurazione della mostra erano presenti anche i vertici dell'Istituto, che hanno voluto ribadire l'importanza del centro di Vigorso nel panorama nazionale della riabilitazione. "Qui si dimostra con il lavoro di ogni giorno che dagli incidenti sul lavoro si può uscire in maniera brillante, con una speranza di vita normale", ha sottolineato il presidente/ commissario dell'INAIL Marco Fabio Sartori. "Alla fine di ogni anno contiamo i morti sul lavoro, ma forse dovremmo contare anche i riabilitati", ha aggiunto il neodirettore generale dell'INAIL Giuseppe Lucibello. E' un riconoscimento per il centro di Vigorso di Budrio, dove per molte persone "inizia un'altra vita dal punto di vista fisico, ma anche umano", ha detto Franco Bettoni, presidente di Anmil. L'esposizione rimane al Centro protesi INAIL di Vigorso di Budrio (via Rabuina 14) fino all'11 febbraio (dal lunedì al giovedì ore 9-17, venerdì ore 9-16), poi farà tappa in diverse città italiane: Frosinone (dal 25 febbraio), Taranto (15 marzo), Aosta (8 aprile) e molte altre fino a dicembre 2010. Maggiori informazioni sul sito web www.anmil.it.

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