Che lo sviluppo delle fonti energetiche alternative è una necessità "quasi" tutti lo sanno. Ma che può rappresentare un'opportunità per l'impianto produttivo italiano è coscienza di pochi. Fa parte di questa minoranza un gruppo di studenti della facoltà di Economia della Sapienza di Roma, che, venerdì 16 dicembre, ha
riunito, presso il dipartimento di Economia della medesima Università, ingegneri, fisici ed economisti per parlare del futuro delle energie rinnovabili in Italia. «L'aumento del costo del petrolio - ha esordito Carlo Manna, l'ingegnere responsabile del rapporto Enea sullo sviluppo delle fonti rinnovabili in Italia - e i cambiamenti climatici, legati all'uso dei combustibili fossili, richiedono un cambio di rotta decisivo nella politica economica mondiale. Da decenni ormai, molti economisti e industriali, per sostenere i crescenti consumi energetici del pianeta, promuovono lo sviluppo delle energie alternative».
E l'Italia? Come reagisce il paese a questi cambiamenti epocali?
«Dorme adagiata sul lavoro dei bisnonni. Nonostante gli incentivi statali, finanziati anche dai contribuenti, più del 60% dell'energia alternativa in Italia deriva da vecchi impianti idroelettrici e geotermici. A breve termine le biomasse da discariche potrebbero essere una rilevante fonte energetica per l'Italia, mentre in futuro si potrebbe investire sull'eolico e il solare».
Se è vero che l'energia pulita non è più il sogno di un pugno di idealisti, come giustificare la "sonnolenza italiana"?
«È un problema di accettabilità sociale e di sviluppo delle filiere. Esempi lampanti sono l'eolico e le biomasse».
La mancanza di una vera coscienza sociale sembra rimanere uno degli ostacoli più duri da abbattere.
«L'Italia, per competere con il mercato asiatico, ha proposto Carlo Magni, docente di Economia e Politica agraria presso "La Sapienza" di Roma, deve sfruttare la sua esperienza industriale ed applicarla alle rinnovabili».
Numerosi paesi hanno già investito su fonti energetiche alternative, scommettendo su nuovi impianti produttivi.
«Danimarca, Germania e Spagna sono i porta bandiera della Comunità Europea. Per quanto riguarda l'energia eolica, Germania e Danimarca hanno saturato con gli impianti la capacità del territorio e la Danimarca, attualmente, esporta quasi l'84 % dell'eolico che produce. La Spagna si sta rapidamente avvicinando ai due paesi del Nord Europa e negli ultimi anni ha investito moltissimo per potenziare il fotovoltaico. A scala globale, l'Asia è all'avanguardia nello sviluppo dell'energia dal sole. Più del 50 % del fotovoltaico mondiale viene prodotto in Giappone e oltre l'80 % dei dispositivi ad energia solare si trovano in Cina».
Mentre la politica italiana sonnecchia, la ricerca scientifica sperimenta sempre nuove soluzioni. La risposta a Massimo Scalia, docente di Fisica Ambientale, all'università La Sapienza di Roma: «L'idrogeno è la speranza del XXI secolo. Ma per ora il vero passo avanti è migliorare l'efficienza energetica. Basti pensare che dal 1973 al 2003 l'efficienza energetica ha perso 6,5 punti percentuali per l'incremento dei trasporti e degli impianti termoelettrici, caratterizzati da una bassissima efficienza energetica».
Tra necessità e opportunità di sviluppo, gli studenti italiani di oggi, scienziati ed economisti di domani, attendono il risveglio dell'Italia, la bella addormentata sul petrolio!
Fonte: La Nuova Ecologia