TORINO - Sono più di tremila i testimoni che le difese vogliono citare al processo Eternit.
Lo si è appreso, al tribunale di Torino, a ridosso della seconda udienza dell'inchiesta relativa a oltre 2.890 persone, decedute o ammalate, per patologie provocate dall'esposizione all'amianto lavorato negli stabilimenti della multinazionale svizzera.

Il processo vede imputati gli ex vertici del gruppo industriale, Stephan Schmidhaeiny e Jean Marie Louis de Cartier de Marchienne, e sono quasi quattromila (il conto esatto non è ancora stato fatto) le richieste di costituzione di parte civile.

Nel corso dell'udienza, alla presenza di oltre 200 persone (arrivate su cinque autobus da Casale Monferrato, sede di uno degli stabilimenti piemontesi della Eternit), la Presidenza del Consiglio dei ministri e l'Unione europea - citati come responsabili civili da alcune persone offese (la Ue in particolare è stata chiamata a risarcire un miliardo di euro)- hanno chiesto di essere esclusi dal procedimento.

Per lo Stato italiano è intervenuto l'avvocato Alessandro Ferri, che ha sostenuto come gli obblighi di tutela della salute dei lavoratori siano esclusivamente a carico dei datori di lavoro e come non ci sia nessun rapporto giuridico fra lo Stato e gli imputati.
L'Italia, inoltre, ha sostenuto il legale, non può essere accusata di mancata adozione delle disposizioni comunitarie in tema di amianto perché queste direttive sono state successive all'epoca dei fatti. "Mai l'Ue avrebbe potuto vietare l'amianto con forza di legge", ha detto, invece, Nicoletta Amadei, in rappresentanza dell'Unione europea.

"Lo ha fatto con una direttiva: attuarla era compito degli Stati membri". L'avvocato ha anche spiegato che - in base ai trattati vigenti - sarebbe la Corte di giustizia a doversi occupare delle responsabilità dell'Unione.
Il processo è stato aggiornamento all'8 febbraio prossimo.

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