In un seminario dell'INAIL esperti del mondo dell'informazione a confronto sull'utilizzo dei social network al servizio della prevenzione. Stancati: "Internet è il territorio dell'incontro e le sue possibilità sono ancora sconosciute"
ROMA - Comunicare i temi della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro nell'epoca del web 2.0. E' stato questo il tema al centro del convegno organizzato ieri presso l'auditorium INAIL di piazzale Pastore e che ha visto il confronto di diversi esperti del mondo dell'informazione. Ad aprire i lavori - moderati da Maria Linda Salerno - il presidente dell'INAIL, Marco Fabio Sartori, che ha sottolineato come sia importante ripensare la strategia di diffusione di una cultura della prevenzione alla luce dei nuovi strumenti offerti dal mondo della tecnologia e dei mass media. "Se negli ultimi nove anni c'è stata una diminuzione degli infortuni, non si deve soltanto all'attività dell'Istituto ma anche al modo che abbiamo utilizzato per comunicare in nostro messaggio", ha detto. "In questo campo non abbiamo nulla da invidiare al resto d'Europa. E penso che sia anche attraverso queste giornate che si può diffondere quella crescita culturale in tema di sicurezza da trasmettere anche alle future generazioni".
Ma quale posto occupa oggi il tema degli incidenti sul lavoro nell'agenda dei media? "Gli infortuni sono di nuovo precipitati nei titoli di coda" recita una vignetta di Ellekappa: una battuta emblematica secondo Marco Stancati, direttore della "Rivista degli infortuni e delle Malattie Professionali" dell'INAIL, per rappresentare come il fenomeno sia soggetto, ormai da tempo, a una continua spettacolarizzazione. "Il motivo per cui non si parla più di infortuni è perché secondo l'ultimo rapporto sono diminuiti del 10%", ha affermato Stancati. "Se non ci sono cattive notizie, si tende a trascurarle: le buone prassi sono molto poco televisionabili".
E allora sono due le possibili strategie per ovviare a questa empasse. Da una parte, secondo Stancati, bisogna valorizzare le potenzialità e le risorse umane che all'interno dell'INAIL stanno già mettendo in atto strategie di comunicazione più moderne e al passo con i tempi (esemplare, a tale proposito, il blog di un dipendente dell'Istituto, Pietro Monti "P.a 2.0", che raccoglie commenti e considerazioni sul mondo della pubblica amministrazione). Ma, dall'altra, bisogna anche pensare a modi nuovi di comunicare. "Internet è il territorio dell'incontro, consente a tutti di partecipare. Perché non pensare a un Apps for prevention per l'INAIL, cioè un'applicazione che permette di diffondere i nostri temi in maniera più diretta?", ha continuato Stancati. "Le possibilità della Rete sono sconosciute".
Domenico De Masi, direttore della rivista "Next", ha invece lanciato spunti di riflessione sul cambiamento del tema della sicurezza del lavoro nel mondo postindustriale, dove diminuiscono le attività manuali a favore di quelle creative. "Andiamo verso un mondo del lavoro a carattere sempre più intellettuale", ha detto. "Oggi i lavoratori manuali sono un 1/3 del totale, mentre nell'età industriale erano il 90%. Il problema è ripensare non solo la sicurezza sul lavoro ma anche quella sociale". Da tale punto di vista fondamentale anche il ruolo delle istituzioni politiche, chiamate a legiferare su questi temi. "La normalizzazione di emergenza è sempre foriera di guai", ha sottolineato Paolo Messa, fondatore della rivista "Formiche". "In questo senso la comunicazione è fondamentale per creare un dialogo con il mondo politico. La strada è in salita, ma la chiave è sviluppare una cultura della sicurezza del lavoro e dell'impresa".ec/roma)