A un anno dall'impegno assunto dal presidente degli Usa Barack Obama di chiudere Guantánamo, il centro di detenzione continua a ospitare 198 detenuti senza accusa né processo e tanto i procedimenti giudiziari contro i responsabili quanto i risarcimenti per le vittime delle violazioni dei diritti umani nel contesto della "guerra al terrore" sono lontani dall'essere realizzati.
Amnesty International segnala, tra gli altri, il caso di Abu Zubaydah, arrestato in Pakistan, tenuto per quattro anni e mezzo in custodia segreta da parte della Cia e sottoposto, in questo periodo, a torture. Ha trascorso gli ultimi tre anni a Guantánamo, senza accusa né possibilità di contestare la legittimità della propria detenzione. L'amministrazione Obama continua a non fornire informazioni sul trattamento riservato a lui e ad altre persone tenute in custodia segreta da parte della Cia.
All'inizio dell'anno, in una corte federale sono state rese note informazioni, che la Casa Bianca avrebbe voluto mantenere riservate, sulla vicenda di Ahmed Khalfan Ghailani: il detenuto sarebbe stato sottoposto a "tecniche di interrogatorio rinforzato", 14 ore al giorno per cinque giorni, durante il periodo trascorso in custodia segreta da parte della Cia.
Di fronte alla corte, l'amministrazione Obama ha sostenuto che chi l'aveva preceduta aveva trattato "giustificatamente" Ghailani come "risorsa di intelligence" più che come imputato, nonostante questi avesse dovuto già comparire di fronte a una corte federale all'epoca dell'arresto, avvenuto in Pakistan nel 2004. Il memorandum della presidenza Obama aggiungeva che l'amministrazione Bush aveva preso la decisione "del tutto ragionevole" di continuare a trattenere Ghailani senza accusa in quanto "combattente nemico". Dopo due anni di custodia segreta da parte della Cia e più di tre anni passati a Guantánamo, Ghailani è stato trasferito a New York per essere processato solo nel giugno 2009 e nessuno è stato chiamato a rispondere del trattamento che gli è stato riservato.
Poco prima dell'inaugurazione della presidenza Obama, la responsabile delle commissioni militari presso l'amministrazione Bush aveva confermato che il cittadino saudita Mohamed al-Qahtani era stato torturato a Guantánamo. Un anno dopo, al-Qahtani è ancora nel centro di detenzione e non è stata avviata alcuna indagine sull'ammissione di tortura.
Nel corso di questo mese, un giudice federale ha ritenuto "credibile" la denuncia dello yemenita Musa'ab al Madhwani, che sostiene di essere stato torturato in una struttura segreta di detenzione gestita dagli Usa a Kabul, prima di essere trasferito a Guantánamo, dove si trova tuttora a distanza di oltre sette anni.
Nessuno sarà chiamato a rispondere di queste e altre violazioni dei diritti umani, se l'amministrazione Obama non riporterà veramente l'assunzione di responsabilità e l'adesione agli obblighi internazionali tra i suoi princípi di governo.
In una serie di citazioni riguardanti gli obblighi internazionali in materia di diritti umani degli Usa, l'amministrazione Obama ha infatti assunto una posizione che promuove l'impunità e blocca la riparazione giudiziaria. Nel suo primo anno di presidenza:
* ha invocato il segreto di stato per cercare l'annullamento della citazione di cinque detenuti, che affermano di essere stati sottoposti al programma Cia di rendition;
* si è opposta alla citazione di quattro cittadini britannici per la detenzione arbitraria e le torture cui sono stati sottoposti a Guantánamo, sostenendo che all'epoca "non era chiaramente stabilito" se i denuncianti fossero o meno titolari dei diritti di cui si afferma la violazione e che pertanto i funzionari coinvolti sono immuni da ogni responsabilità sul piano civile. Nel dicembre 2009 la Corte suprema federale ha dato ragione all'amministrazione Obama;
* ha sollecitato una corte federale ad annullare la citazione nei confronti di John Yoo, ex alto funzionario del dipartimento della Giustizia, chiamato a rispondere del ruolo avuto nell'elaborazione delle tecniche d'interrogatorio e delle condizioni di detenzione a Guantánamo. L'amministrazione Obama ha sostenuto che il contesto "della detenzione e del trattamento di coloro che erano stati qualificati come nemici in un conflitto armato (...) implica questioni di sicurezza nazionale e di poteri di guerra che devono essere ponderati rispetto a un sistema giudiziario di risarcimento economico";
* ha mantenuto la posizione dell'amministrazione Bush riguardo al diniego di accesso ad avvocati e tribunali per le persone attualmente detenute nella base aerea Usa di Bagram, in Afghanistan;
* ha rifiutato di mettere a disposizione fotografie e altra documentazione relative al trattamento inferto ai detenuti.
Quando, nel 2009, gli Usa sono entrati a far parte del Consiglio Onu dei diritti umani, l'amministrazione Obama aveva affermato: "Non c'è alcun dubbio, gli Usa non volteranno le spalle di fronte a gravi violazioni dei diritti umani. La verità dev'essere detta, i fatti portati alla luce e le conseguenze affrontate". Un anno dopo, quella stessa amministrazione continua a voltare le spalle quando si tratta di fornire informazioni e risarcire le vittime delle violazioni dei diritti umani commesse dagli Usa nel contesto della lotta al terrorismo.
Il cambio di tono introdotto dalla presidenza Obama nella proclamazione dell'impegno statunitense in materia di diritti umani è benvenuto. Ma ora occorre accompagnare alle parole i fatti concreti, come l'assunzione di responsabilità, i risarcimenti e la chiusura di Guantánamo, rispettando in questo modo gli obblighi internazionali degli Usa.