"Adesso i centri di distribuzione degli aiuti sono 280, non solo a Port-au-Prince ma anche nei sobborghi e nelle cittadine finora più isolate, da Carrefour a Jacmel, da Gressier a Leogane" dice Elizabeth Byrs, portavoce dell'ente dell'Onu per l'assistenza umanitaria (Ocha).
Ieri il presidente di Haiti René Préval ha evidenziato che sebbene gli aiuti internazionali siano giunti in modo tempestivo "il problema è il coordinamento". La portavoce dell'Onu riconosce le difficoltà, ma sottolinea che l'intervento avviene in condizioni estreme: il porto della capitale è ancora inutilizzabile e molte strade restano inagibili, eppure gli aiuti starebbero raggiungendo una zona sempre più ampia.
"Il Programma alimentare mondiale - dice la Byrs - conta di distribuire razioni a un milione di persone entro due settimane. La linea è cercare il contatto diretto con la popolazione e ricorrere al lancio degli aiuti, come gli americani hanno cominciato a fare da lunedì, soltanto nelle aree dove arrivare è impossibile". A complicare la consegna degli aiuti e a rendere ancora più grave il dramma di Haiti è stata ieri una forte scossa di assestamento, di circa sei gradi della scala Richter, che impone ora di continuare la fase cosiddetta di "ricerca e salvataggio".
"Fino a poche ore fa - ricorda la Byrs - sono state estratte vive persone intrappolate fra le macerie per oltre una settimana; per individuare nuove zone di intervento gli elicotteri della missione di peacekeeping dell'Onu hanno effettuato diversi sorvoli nei pressi di Petit Goave, l'epicentro dell'ultima scossa a sud-ovest della capitale". Sulla stampa internazionale continuano a trovare spazio i timori suscitati in molte capitali dalla possibilità che il massiccio intervento degli Stati Uniti ad Haiti possa acquisire in prospettiva un significato non solo umanitario ma anche politico.
La Byrs si limita a ricordare che, nonostante l'arrivo nella parte occidentale di Hispaniola di oltre 10.000 militari americani, Washington riconosce il ruolo di coordinamento delle Nazioni Unite. Parole forse scontate, che si accompagnano però a una riflessione più ampia sul carattere davvero internazionale dei soccorsi. Secondo la dirigente di Ocha, dopo l'"appello" per Haiti lanciato venerdì dall'Onu sono stati stanziati 127 milioni di dollari, circa il 22% della somma richiesta. "Partecipano le grandi potenze - dice la Byrs - ma anche tanti governi del Sud del mondo e africani: dal Rwanda alla Liberia, dalla Nigeria al Senegal e alla Repubblica democratica del Congo, un paese in lotta contro conflitti e povertà che ha già stanziato due milioni e mezzo di dollari". (Misna)

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