La missione del Ministro Franco Frattini in Africa con tappe in Mauritania, Mali, Etiopia, Kenia, Uganda, Egitto e Tunisia, rappresenta un altro significativo momento della strategia dell'Italia per il Continente che si traduce nel ?'Patto per l'Africa'', evocato piu' volte dal Ministro e sancito nel Vertice G8 dell'Aquila a presidenza italiana.
Al centro del ?'Patto'' c'e' l'esigenza di una partnership rafforzata tra i Paesi africani e quelli industrializzati ed emergenti nella consapevolezza della centralita' politica dell'Africa per la definizione dei nuovi equilibri globali e della sua importanza strategica in chiave di opportunita' economiche.
L'Africa - secondo la strategia italiana - e' attore importante per la soluzione dei problemi globali e regionali ma anche potenziale produttore di stabilita' in considerazione di vari promettenti indicatori: il consolidamento istituzionale in atto in alcuni Paesi; la crescita economica degli ultimi anni: il processo di integrazione regionale fondato sul principio di ownership; la definizione di una nuova impostazione per lo sviluppo economico del Continente ed il partneriato con il mondo sviluppato, la sicurezza Nord Sud.
L'Africa, dunque, come interlocutore chiave su problematiche strategiche come la sicurezza energetica, ed un partner ormai indispensabile nelle sfide globali nella consapevolezza che tocchi ormai al Continente plasmare il proprio destino. Di qui la necessita' di superare la logica donatore-ricevente e di sviluppare un dialogo politico tra uguali. Di qui la consapevolezza- come ha ricordato piu' volte il Ministro Frattini - che il partenariato con l'Africa sia a livello Europeo sia a livello G8 possa rappresentare lo strumento giusto per facilitare il raggiungimento di due obiettivi: la creazione di ?'un'architettura africana di pace e sicurezza'' e ?'l'integrazione economica del Continente''.
Un partenariato che va costruito, secondo il Ministro Frattini, sulla base di quattro direttrici: sicurezza e peace-keeping; crisi regionali e conflitti dimenticati; diritti e democrazia, un nuovo modo di fare sviluppo. L'Africa rappresenta la regione dove le operazioni Onu attualmente dispiegate impegnano circa il 70% dei caschi blu. Il fattore significativamente positivo che emerge e' che nell'ambito della sicurezza africana si va affermando una crescente responsabilizzazione del Continente nella gestione delle crisi che lo affliggono mentre occorre - secondo quanto auspicato dal Ministro Frattini - una relazione strategica piu' efficace tra Nazioni Unite e Unione Africana, sul modello della cooperazione Ue-Onu.
L'impegno a sterilizzare crisi e conflitti aperti o a ?'bassa intensita''' e' un altro ambito cruciale per la collaborazione con l'Africa: un banco di prova di tale collaborazione puo' diventare la crisi in Somalia. L'Italia avverte l'esigenza di dare a questa crisi risposte concrete nei fora dei quali fa parte: l'Unione Europa, Nazioni Unite, G8. L'Italia si e' fatta promotrice di una riunione dell'International Contact Group (ICG) svoltasi a Roma lo scorso giugno nonche' di una riunione straordinaria sempre dell'ICG a New York a margine dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, lo scorso 23 settembre.
Quest'ultima riunione e' stata convocata d'intesa con il Kenia, una delle tappe della missione del Ministro Frattini in Africa. In tale occasione e' stato presentato un documento che riassume quanto l'Italia ritiene debba essere fatto, d'intesa con i partner dell'Unione Europea e soprattutto dell'Unione Africana, nella sicurezza in generale e nella ricostruzione istituzionale in Somalia. Sul fronte dei diritti e della democrazia e' cresciuto il numero dei Paesi africani che ha intrapreso questa strada. L'Italia ritiene che bisogna fare ulteriori passi avanti affinche' ai cittadini africani siano sempre piu' riconosciuti i propri diritti inalienabili.
L'Italia e' in prima fila in questa battaglia, in particolare per quanto concerne i diritti dell'infanzia e quelli delle donne. Anche per quanto riguarda l'aiuto allo sviluppo, l'Italia ritiene che esso vada finalizzato alla crescita strutturale e sostenibile delle societa' africane', cambiando la qualita' degli aiuti, senza ridurre la loro quantita'. Un nuovo approccio allo sviluppo definito ?'whole of country'', in grado cioe' di attivare tutti gli attori e gli strumenti essenziali; non soltanto quelli legati all'impiego degli aiuti pubblici ma anche investimenti, partenariati pubblico-privati, iniziative delle Ong, commercio internazionale e interventi della societa' civile.
Al vertice dell'Aquila sono state adottate, per la prima volta nella storia del G8, due dichiarazioni congiunte con i Paesi africani: una sulla sicurezza alimentare ed una sulle risorse idriche. Fa parte della strategia italiana la proposta di ?'dimezzare i costi di transazione delle imprese degli emigrati'', ossia di ridurre, a livello globale, il costo di invio delle rimesse da circa 10 per cento attuale al 5 per cento entro cinque anni. Una riduzione di circa il 50 per cento che, potrebbe aumentare il reddito del migrante di 13-15 miliardi di dollari.