E' stato accolto dalla Procura Generale della Repubblica l'esposto di AiBi contro i cosiddetti "decreti razzisti". Tutto era nato da un decreto emesso il 12 giugno 2009 dal Tribunale per i Minorenni di Catania che aveva ritenuto idonea all'adozione una coppia, nonostante questa si fosse dichiarata non disponibile ad accogliere bambini "di pelle scura o diversa da quella tipica europea".
Il colore della pelle era stato quindi riconosciuto un discrimen nell'accoglienza di un minore. Come è possibile togliere ai bambini la possibilità di diventare figli solo in base alle loro caratteristiche somatiche?
Oltre ad avere denunciato il grave problema al Ministero della Giustizia, al Ministero delle pari Opportunità e alla stessa Commissione per le Adozioni internazionali, Ai.Bi aveva anche presentato un esposto alla Procura Generale della Repubblica presso la Corte di Cassazione, nel quale è stato sollevato il problema e veniva richiesta la proposizione di un ricorso. AiBi aveva chiesto la corretta interpretazione dell'articolo 30 comma 2 della legge 184 ("Il decreto contiene anche indicazioni per favorire il migliore incontro tra gli aspiranti all'adozione ed il minore da adottare").
La Procura Generale della Repubblica ha deciso di proporre un ricorso per chiedere alla Corte di Cassazione una pronuncia sulla corretta interpretazione dell'art. 30 comma 2 della legge 184. Ora spetterà alla Corte di Cassazione emanare una sentenza su come effettivamente la norma dovrà essere interpretata e applicata dai Tribunali per i minorenni.
"Siamo soddisfatti di questa presa di posizione. - ha commentato Marco Griffini, presidente di AiBi - E' quanto meno sorprendente che in un mondo globalizzato e multiculturale come quello attuale, con un presidente americano nero e numerose leggi che in Italia condannano la discriminazione razziale in ogni sua forma, possano agire indisturbati giudici e tribunali che danno credito alle affermazioni di chi rifiuta un bambino solo perché "di colore".