(Roma, 5 gennaio 2010). "Sulla questione del pane buttato i panificatori artigianali sono l'anello debole della catena, in quanto scontano l'approccio consumistico dato dalla Gdo". Così il presidente della Federazione italiana panificatori, Luca Vecchiato, commenta il problema in evidenza in questi giorni sugli organi di stampa.
"Ma la questione fondamentale è economica oltre che etica e culturale: la Gdo è il maggior centro di spreco di pane e nonostante questo non ci rimette un euro, secondo una politica di acquisto e vendita da padre padrone.
La Gdo - ha proseguito Vecchiato - pretende infatti che i suoi fornitori (i panificatori artigianali) consegnino pane fresco in abbondanza, per avere gli scaffali sempre pieni sino all'ora di chiusura quando - per contratto - il panificatore è costretto a ritirare l'invenduto a prezzo pieno e a buttare il pane. Oltre a ciò il panificatore paga il contributo fiscale come se il pane fosse venduto: una beffa che nei panifici si misura entro margini limitati ma che aumenta a dismisura quando entra in gioco la fornitura alla Grande distribuzione".
La Fippa stima infatti che il pane reso a causa delle politiche di vendita della Gdo può arrivare fino al 15% del prodotto fresco presente sugli scaffali, mentre in panificio la quota raggiunge al massimo al 4-5%. "Una dinamica da cane che si morde la coda, da fermare in parte attraverso una nuova messa a sistema di iniziative solidali. Siamo i primi - ha concluso Vecchiato - a renderci disponibili a collaborare con organizzazioni come Il Banco Alimentare, associazioni esperte in ?logistica della solidarietà' con cui si potrebbero riunire in serata le rimanenze produttive dei panificatori artigianali.

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