La situazione dei diritti umani in Iran è la più negativa degli ultimi 20 anni. Lo ha dichiarato ieri Amnesty International, presentando un rapporto sulla repressione seguita alle elezioni presidenziali di giugno.
"La leadership iraniana deve assicurare che le numerose denunce di torture, stupri inclusi, di uccisioni illegali e di ulteriori violazioni dei diritti umani siano sottoposte a indagini approfondite e indipendenti" - ha dichiarato Hadj Sahraoui, vicedirettore del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International. "I membri delle milizie e delle forze di sicurezza che si sono resi responsabili di violazioni dei diritti umani devono essere chiamati a rispondere del loro operato, nessuno escluso".
Amnesty International ha anche sollecitato la Guida suprema, l'Ayatollah Ali Khamenei, a consentire la visita in Iran di due esperti-chiave delle Nazioni Unite in materia di diritti umani, affinché possano contribuire allo svolgimento delle indagini.
"La Guida suprema dovrebbe ordinare al governo di invitare il Relatore speciale dell'Onu sulla tortura e quello sulle esecuzioni sommarie e arbitrarie, onde assicurare che le indagini siano rigorose e indipendenti. Finora le indagini annunciate da varie autorità iraniane sono sembrate determinate più dalla volontà di coprire le violazioni che di accertare la verità" - ha spiegato Sahraoui.
Il rapporto di Amnesty International descrive violazioni sistematiche avvenute prima, durante e soprattutto dopo le elezioni di giugno, quando le autorità hanno fatto ricorso alle milizie Basiji e alle Guardie rivoluzionarie per sopprimere le proteste di massa convocate a seguito del contestato esito del voto.
Il rapporto comprende testimonianze di persone arrestate nel corso delle proteste, alcune delle quali sono state costrette a lasciare il paese.
Nelle ultime tre settimane, oltre 90 studenti sono stati arrestati e ad altri è stato impedito di proseguire gli studi, col chiaro intento di evitare la ripresa delle manifestazioni e spingere gli studenti a non continuare a chiedere il rispetto dei diritti umani e della libertà accademica.
"Il governo iraniano deve dimostrare di aver voltato pagina rispetto a quanto accaduto in estate, garantire che la gestione dell'ordine pubblico nel corso delle proteste sarà basata sul rispetto degli standard internazionali in materia di uso della forza e, infine, togliere dalle strade i Basiji e le altre forze di sicurezza" - ha affermato Sahraoui. "Chiunque sia arrestato deve essere protetto dalla tortura e dagli altri maltrattamenti, i prigionieri di coscienza devono essere rilasciati e coloro che sono stati condannati al termine di processi iniqui, compresi i 'processi spettacolo' che hanno rappresentato una parodia della giustizia, devono ottenere una revisione dei casi oppure essere rilasciati. Tutte le condanne a morte devono essere commutate e gli imputati in attesa di giudizio devono essere processati in modo equo".
Ulteriori informazioni
Le autorità iraniane hanno istituito due organismi per indagare sulla crisi post elettorale e sul trattamento dei detenuti: un comitato parlamentare e una commissione giudiziaria composta da tre persone. Non è noto quale mandato e quanto potere siano stati conferiti ai due organismi e le conclusioni del comitato parlamentare non sono state rese pubbliche.
Manfred Nowak, Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, e Philip Alston, Relatore speciale delle Nazioni Unite sulle esecuzioni extragiudiziali, sommarie e arbitrarie, hanno chiesto di visitare l'Iran e sono in attesa di una risposta ufficiale.
Secondo fonti ufficiali, nella violenza post elettorale sono state uccise 36 persone. L'opposizione parla di oltre 70 manifestanti.
In tutto il paese, dopo le elezioni, sono state arrestate 4000 persone, delle quali circa 200 rimangono in carcere.
Nonostante numerose richieste, negli ultimi 30 anni le autorità iraniane hanno costantemente negato ad Amnesty International l'autorizzazione a visitare il paese. L'Ambasciata di Teheran a Londra da almeno cinque anni rifiuta qualsiasi comunicazione o richiesta d'incontro da parte dell'organizzazione per i diritti umani.