Dal 7 al 18 dicembre 2009 si svolge a Copenhagen, in Danimarca la quindicesima sessione della "Conference of the Parties (COP)" dedicata ai mutamenti climatici del nostro Pianeta.
L'Unione Europea si è preparata a questo importante appuntamento con una strategia integrata in materia di energia e cambiamenti climatici - adottata nel Consiglio europeo di dicembre 2008 - che prevede lo sviluppo di un'economia a basse emissioni di CO2 improntata all'efficienza energetica.
Questi gli obiettivi ambiziosi per il 2020:
ridurre i gas ad effetto serra del 20% (o del 30%, previo accordo internazionale);
ridurre i consumi energetici del 20% attraverso un aumento dell'efficienza energetica;
soddisfare il 20% del nostro fabbisogno energetico mediante l'utilizzo delle energie rinnovabili.
Anche il G8, che si è svolto a L'Aquila nel luglio di quest'anno, ha rappresentato l'opportunità di far avanzare i negoziati internazionali sulla riduzione delle emissioni inquinanti alla base dei mutamenti climatici.
Nella dichiarazione sottoscritta nell'ambito del MEF (Foro delle Maggiori Economie su energia e clima) si legge:
" Riconosciamo l'opinione scientifica secondo la quale l'incremento della temperatura media globale al di sopra dei livelli pre-industriali non dovrebbe eccedere i 2 gradi C. In questo senso, collaboreremo da adesso a Copenaghen, per identificare un obiettivo globale per una riduzione sostanziale delle emissioni entro il 2050".
Secondo i paesi firmatari della dichiarazione:
"il cambiamento climatico richiede una risposta globale straordinaria, che tale risposta debba rispettare la priorità dello sviluppo economico e sociale dei paesi in via di sviluppo, che muoversi verso un'economia a basse emissioni di carbonio sia un'opportunità per promuovere una crescita economica continua ed uno sviluppo sostenibile, che la necessità e lo sviluppo di tecnologie energetiche pulite al minimo costo possibile sia urgente, e che la risposta debba considerare in modo equilibrato sia la mitigazione che l'adattamento."
I leader dei paesi MEF (Australia, Brasile, Canada, Cina, Unione Europea, Francia, Germania, India, Indonesia, Italia, Giappone, Repubblica Coreana, Messico, Russia, Sudafrica, Regno Unito e Stati Uniti) si dicono dunque "determinati a fare tutti gli sforzi possibili per raggiungere un accordo a Copenaghen" e a promuovere l'attuazione della Convenzione quadro sui cambiamenti climatici adottata a New York il 9 maggio 1992 e sottoscritta a Rio de Janeiro nel corso del Vertice della Terra.
La Convenzione (sottoscritta da 154 Paesi, più l'Unione europea) definisce un obiettivo di stabilizzazione delle concentrazioni di gas-serra per la protezione del sistema climatico e promuove interventi a livello nazionale e internazionale per il raggiungimento di questo obiettivo.
Le riunioni della Conferenza delle Parti si svolgono con cadenza annuale. Secondo la prassi delle Nazioni Unite, tutte le decisioni della Conferenza richiedono, per essere adottate, il consenso di tutti i Paesi firmatari.
Nel 1995 si è tenuta la prima Conferenza delle Parti (COP 1) a Berlino. Ma una svolta per la politica dei cambiamenti climatici si è avuta alla COP 3 a Kyoto, nel 1997, con l'adozione del Protocollo di Kyoto.
Il Protocollo - che a differenza della Convenzione è vincolante - prevede che i Paesi industrializzati riducano, entro il periodo 2008-2012, le emissioni dei gas-serra del 5% a livello mondiale rispetto all'anno base 1990. Per conseguire questi obiettivi, il Protocollo permette ai Paesi industrializzati di fare uso degli assorbimenti di CO2 (anidride carbonica) da foreste e terreni agricoli (i cosiddetti carbon sink) e dei meccanismi di cooperazione internazionale per ridurre le emissioni. I dettagli operativi relativi all'uso di questi strumenti sono stati definiti dalla COP 7, svoltasi a Marrakech nel novembre 2001.