Oggi ricorre l'anniversario della più grande catastrofe industriale della storia: impossibile stimare l'esatto numero di vittime provocate, tra il 2 e il 3 dicembre 1984, dalla nube tossica che si abbatté da una fabbrica di insetticidi americani nei quartieri poveri della città indiana. E i responsabili sono ancora impuniti... NEW DELHI - E' stato la più grande catastrofe industriale della storia e oggi, giorno in cui cade il tragico anniversario dei 25 anni, ancora non è stata fatta alcuna condanna. Le vittime della strage di Bohpal, la città indiana su cui si abbatté - la notte tra il 2 e il 3 dicembre 1984 - la nube tossica sprigionata dalla fabbrica di insetticidi americana Union Carbide attendono ancora una giustizia che forse non arriverà mai. Furono 3.787 le persone che morirono sul colpo dopo il disastro (anche se molti corpi vennero cremati o sepolti in fosse comuni d'emergenza senza un'adeguata documentazione), tra le 8mila e le 10mila quelle nelle successive 72 ore. Impossibile quantificare il bilancio complessivo includendo anche chi si ammalò, successivamente, in modo irreversibile e le nascite (che continuato tutt'oggi) di bambini malformati: le previsioni ipotizzano 25mila-40mila morti e 100mila intossicati. Per non parlare dei danni provocati nella popolazione dall'inquinamento ambientale di acqua e terra. Ad oggi, però, nessuno dei responsabili morali e materiali della strage è stato condannato. Nel 1989 la Union Carbide (acquistata nel 2001 dalla Dow Chemical) ha raggiunto, infatti, un accordo extra-giudiziale accettando di pagare 470 milioni di dollari. Una cifra che ha fatto sì che le famiglie "risarcite" non abbiano ricevuto più di mille dollari: di fatto, 11 centesimi per ogni giorno di questi 25 anni. La Union Carbide e la Dow non hanno mai subito un processo. Nel 1991, quando l'accordo venne riesaminato da un tribunale indiano, il governo decise per l'imputazione a carico della Union Carbide e del suo presidente, Warren Anderson. Nessuno, però, si presentò al processo e gli imputati vennero dichiarati latitanti. Il governo indiano, nel 2004, ha chiesto agli Usa l'estradizione, ma Washington non ha accettato l'istanza. L'esito conclusivo? La Dow, che nel 1999 ha acquistato tutte le azioni in circolazione della Union Carbide, ha dichiarato di non volersi accollare le presunte responsabilità della multinazionale in merito alla strage. "La Dow ribadisce che l'acquisto delle azioni della Union Carbide non ha implicato altre responsabilità," ha scritto John Musser, portavoce della Dow, in un'intervista via e-mail.

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