Il potenziamento del capitale umano come elemento cardine di occupabilità, specie in un contesto di crisi, e la necessità di ripensare l'attuale sistema della formazione nel segno di una maggiore integrazione con il mondo del lavoro. È stato questo il principale filo conduttore degli interventi tenuti in occasione della presentazione del Rapporto Isfol 2009 il 25 novembre scorso presso la Camera dei Deputati.
Il Rapporto è l'appuntamento annuale dell'Istituto che fotografa lo stato della formazione e del lavoro - i temi al centro della sua attività di ricerca - analizzando sia l'evoluzione delle politiche in questi settori, sia aspetti più specifici, nei contesti nazionale e internazionale. Tra i relatori, il Ministro del Welfare Maurizio Sacconi e il Presidente dell'Isfol, Sergio Trevisanato.
L'importanza di investire nelle persone e nelle competenze per "sconfiggere l'inattività" attraverso attività "autenticamente formative" sono le strade ribadite dal Ministro del lavoro Sacconi, già intervenuto in questa direzione con il il Piano di azione per l'occupabilità dei giovani attraverso l'integrazione tra apprendimento e lavoro (Piano Italia 2020).
Proprio sulla base del Rapporto Isfol, Sacconi ha proposto nuove linee guida per intervenire sul sistema formativo. Terreni di lavoro che riguarderanno, tra l'altro, le metodologie di rilevazione dei fabbisogni, per risolvere l'evidente criticità rappresentata dal divario tra domanda e offerta di lavoro. Così come l'attività di orientamento professionale, il riconoscimento delle attività di formazione svolte sul lavoro e la rivalutazione delle competenze tecnico-pratiche.
Nella relazione di apertura, il presidente Trevisanato ha commentato positivamente la capacità del sistema Italia di tenuta alla crisi: "In Europa la caduta del Pil toccherà il fondo nel 2009. Vuol dire che siamo ai margini della fase peggiore. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, invece, gli effetti più pesanti sono attesi per l'anno venturo, con un ritardo di oltre 18 mesi rispetto al cedimento dei mercati finanziari".
Eppure, continua Trevisanato, "In Italia, ad oggi, la crisi ha inciso meno di quanto non si sia verificato nella maggior parte dei paesi europei. Alcune caratteristiche del nostro sistema bancario, generalmente considerate elementi di debolezza strutturale, come ad esempio la ridotta propensione al rischio sul mercato del credito, sembra abbiano avuto in questo caso un ruolo nel contrastare gli effetti della crisi". La risposta delle imprese italiane - ha sottolineato il Presidente dell'Isfol - hanno sinora adottato strategie alternative all'espulsione dei lavoratori.
Ad esempio la contrazione dell'orario medio di lavoro e l'aumento dei contratti part time. In particolare, si registra la tendenza delle imprese italiane a mantenere il più possibile i propri lavoratori, fatto che si riscontra nello "scarto tra le ore autorizzate per la Cassa Integrazione Guadagni e il loro impiego".
Ciò fa suppone che le imprese sono orientate a non perdere la propria manodopera, in attesa della ripresa dell'attività produttiva. Per rafforzare il tessuto economico-produttivo, Trevisanato ha sottolineato, al tempo stesso, la necessità di un maggiore sviluppo delle risorse umane - in tutte le declinazioni della formazione - che sia rispondente ai fabbisogni delle imprese. "Comportamenti spontanei - si legge nella realzione del Presidente Isfol - che si muovono lungo le stesse linee auspicate dalle istituzioni comunitarie, ma anche dal Libro Bianco del Ministro del lavoro".
Redazione Internet - Antonella Bellino

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